venerdì, Aprile 19, 2024
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I bambini di Madaya mangiano le foglie: guerra tra Assad e Hezbollah

Bambini costretti a cibarsi di foglie, mine anti-uomo che circoncidono il territorio, suicidi, boati e spari continui. La città di Madaya è incastonata con i suoi 40mila abitanti sulle montagne innevate della catena del Qalamoun, a sud-est della Siria. Da sei mesi è teatro di uno dei più crudeli assedi da parte dell’esercito governativo e dal gruppo militante libanese Hezbollah. Il tre gennaio tramite i social le vere vittime di questa guerra infernale chiedono aiuto al Papa e alle Nazioni Unite. Una foto ritrae un gruppo di uomini con in mano uno striscione: «Non importa se Assad uccide gli adulti, ma vi preghiamo: salvate i bambini di Madaya che stanno morendo di fame».

La città di Madaya è posizionata lungo il confine col Libano, a meno di 50 chilometri da Damasco. Una posizione che le è costata fin troppo cara. Per Assad controllare questa zona vuol dire controllare il traffico di armi tra il Libano e la Sira e bloccare l’accesso ai ribelli nella capitale di Damasco. Dall’altra parte, l’obiettivo di Hezbollah è quello di controllare la città in modo che possa proteggere la sede delle sue milizie al confine siro-libanese e che possa strappare dall’assedio le città sciite nella provincia di Idlib. Per le forze libanesi Madaya è una merce di scambio: Hezbollah vuole scambiare la vita degli abitanti di Madaya con quella degli sciiti a loro volta assediati dalle milizie sunnite di Ahrar al-Sham nelle città settentrionali di Kafrayya e Fua. «Fondamentalmente, Hezbollah ha preso degli ostaggi» spiega Joshua Landis, direttore del Centro studi sul Medio Oriente dell’Università dell’Oklahoma e titolare di un blog sulla Siria, a Vice.

Intanto, gli abitanti di questa piccola cittadina ormai distrutta sono prigionieri della propria casa. Almeno 1200 soffrono di patologie croniche, come diabete e insufficienza renale. La malnutrizione ha colpito 300 bambini. E la situazione sanitaria è destinata al netto peggioramento per la pesante mancanza di forniture mediche. Il cibo costa troppo, gli stipendi sono troppo bassi: un chilo di farina costa 100 dollari a fronte di uno stipendio mensile che in Siria è mediamente di 200 dollari. Solo nel mese di dicembre sono morte 31 persone per malnutrizione. Dell’Onu nemmeno l’ombra. Attraverso i social gli abitanti cercano di attirare l’attenzione di un mondo che guarda altrove: sul web circolano foto di bambini, o meglio si scheletri viventi, che mangiano foglie per pranzo, colazione e cena. Al sito americano Vice, chi può descrive la sua sofferenza:« Stasera ho cenato con foglie di fragola. Non godo di un vero pasto da tre mesi» ha raccontato Rajai, 26 anni, insegnante di inglese e matematica. Ma per queste vittime sono in pochi a combattere.

Una guerra di cui non si scorge la fine. Dopo l’esito negativo dei negoziati di al-Zabadani tra governo siriano, appoggiato dall’Iran, e opposizione armata, sostenuta dalla Turchia, e dal conseguente fallimento della tregua nei villaggi di al-Fu’ah e Kafraya, roccaforti della Comunità sciita nella provincia di Idlib, i combattimenti nell’area di Madaya si sono intensificati e la città è stata invasa da ondate di civili sfollati. Hezbollah nacque nel 1982 durante come milizia durante il conflitto del Libano meridionale. Oggi si presenta come il partito politico sciita del Libano. Il suo obbiettivo è quello di regalare al Libano l’indipendenza dalle forze imperialiste, un Libano libero dall’egemonia degli Usa.

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