venerdì, Aprile 19, 2024
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Intervista a Francesca Cappelli, autrice de “Il negoziato del numero 47”

Secondo scrittore emergente intervistato da DailyNews24 per la rubrica “LIBeRI” è Francesca Cappelli, autrice de “Il negoziato del numero 47“, uno strabiliante urban fantasy ambientato nella immaginaria Caseggi Val di Iora.

TRAMA – Tu cosa faresti, se dovessi convincere tre divinità a non distruggere tutti gli abitanti del tuo paese?
Sara non ne ha la più pallida idea: si è ritrovata per caso a dover negoziare con tre Dei per ottenere la salvezza dei suoi concittadini. Una catastrofe naturale sta per abbattersi su una vallata della campagna toscana, e gli dei sono arrivati, insieme a una miriade di spiriti, fantasmi e bizzarre creature, per sfruttare il disastro imminente. Difendere gli umani davanti a tre esseri antichissimi, potenti e superbi non sarà facile. Soprattutto se la mediatrice stessa non è sicura che gli uomini meritino la salvezza…

Ciao Francesca, una cosa che ci piace chiedere ai nostri autori è di raccontarci il momento esatto in cui è nata la storia poi narrata nei loro libri. Tu ricordi quando è nata, per te, la storia raccontata ne “Il negoziato del numero 47”?

La prima idea è nata nel 2011, una notte, girando per Barcellona insieme ad alcuni amici, e in particolar modo ascoltando la discussione di due di essi sulla questione: “L’amore è morto?” Ho pensato che sarebbe stato interessante inventare un personaggio che la pensasse proprio così, che “amore” è una parola irrimediabilmente morta. L’idea però è rimasta lì e ci sono voluti quasi due anni prima che si unisse a un’altra storia che volevo scrivere, piena di mostri, spiriti, divinità insopportabili e piccoli esseri umani un pò tragici e un pò eroici.

Tra i tantissimi personaggi che affollano la pagine de “Il negoziato del numero 47” ce n’è qualcuno che ti rispecchia particolarmente e qualcuno nel quale proprio non ti riconosci?

Sono una nerd come Gregorio, sono fissata con il cibo come Nicoleta e sono affascinata dai “mondi” che non conosco come Duccio e Lethlen. Non mi riconosco per nulla nel Cacciatore di Storie e in tutti quegli spiriti che stanno a guardare gli eventi senza mai interagire.

Leggendo “Il negoziato del numero 47” appare chiaro che il tuo principale punto di forza sia la straordinaria capacità di dar vita a luoghi e personaggi bizzarri ma assolutamente ben caratterizzati. A tratti sembra quasi di ritrovarsi, per qualche strano motivo, all’interno di un qualsiasi quadro di Dalì. Qual è la tua principale fonte d’ispirazione?

Per quanto io ami inventare personaggi e realtà fantastiche, la mia principale fonte di ispirazione è il mondo, l’osservazione delle cose intorno a me: gli esseri umani e la loro testa sono così pieni di meravigliosa stranezza che ti forniscono idee eccezionali. Poi mi piace molto osservare la luce, i luoghi, le città, gli accostamenti inaspettati di cose… E poi ci sono libri, teatro, musica, giochi di ruolo, film, serie televisive e fumetti, che contribuiscono a “dare da mangiare” alla mia immaginazione.

Nel capitolo diciannove de “Il negoziato del numero 47” Sara pone, a ciascuna delle poche persone che quotidianamente frequenta, una domanda importante: “Se delle creature potentissime decidessero di distruggere la Terra, come le convincereste a desistere? Quali sono le cose per cui secondo voi varrebbe la pena di salvare l’umanità?”. Se Sara avesse posto a te quella domanda, cosa le avresti risposto?

Le avrei risposto: “La creatività, la genialità e la compassione che ci sono negli esseri umani, anche se molti si dimenticano di averle. Le storie. La musica. ”

“Il negoziato del numero 47” è un’opera che, attraverso le vicende di un gruppo di abitanti di Caseggi Val di Iora, impegnati a combattere una guerra contro l’impellente minaccia della distruzione del loro paese per mezzo di divinità sovrannaturali, si riempie pian piano di tante piccole morali. E’ stata la riflessione sui difetti del genere umano a indurti a scrivere questo libro oppure è stata la storia stessa a condurti verso certe riflessioni?

Entrambe le cose. Fin dall’inizio volevo parlare del fatto che, nella nostra società, le parole e i sentimenti più importanti a volte sembrano svuotati di significato, e questo spesso ci getta nella mediocrità, finché la vita non ci mette davanti l’occasione di dimostrare che quelle parole in realtà hanno ancora il potere di muovere tutte le cose. Però poi, raccontando la quotidianità di un piccolo paese (molto simile a quelli della zona in cui vivo), mi sono trovata ad affrontare altri temi e altre riflessioni, via via che i personaggi di Caseggi si facevano scoprire.

Ti andrebbe di raccontarci qualcosa in merito a tuoi eventuali progetti futuri? 

Di recente ho terminato il mio primo romanzo realistico, una storia che gira intorno a un’amicizia inaspettata e a un drastico cambiamento di vita. Ora invece sto lavorando a un vecchio romanzo di azione con ambientazione cyberpunk, che ha bisogno di essere riscritto. Qui torno a parlare di eroismo messo in atto da persone in apparenza ben poco eroiche. È una tematica che compare in molte delle mie storie.

Infine vorremmo che ci lasciassi, come consuetudine, con un piccolo estratto de “Il negoziato del numero 47″ che ti sta particolarmente a cuore.

<<Gli Spiriti Maggiori hanno accettato di negoziare con gli esseri umani>> disse una delle teste della ninfa. L’altra continuava a sgranocchiare dolcetti. <<Pare che abbiano trovato un’umana con cui discutere di un eventuale salvataggio degli abitanti della valle>>.
<<Davvero?>> Orlando fu colto da un’ondata di sorpresa come raramente gli capitava. <<Seriamente, gli Spiriti Maggiori hanno intenzione di negoziare?>>
<<Secondo me hanno solo intenzione di perdere tempo e poi fare quello che vogliono comunque>>.
<<Non è detto>>. Lo spettro avanzò, trascinandosi dietro le sue armi malridotte e sollevando un odore di polvere ancestrale. <<Non si sa mica com’è, questa umana?>>
<<Umana>> sentenziò un affare verde e molliccio, ciondolandosi sulle loro teste, appeso a uno dei rami degli alberi del parco.
<<Oh, per favore>> la voce profonda e mielosa di Lethlen disperse il chiacchiericcio eccitato degli spiriti. <<Certo che siete un po’ razzisti, voialtri. Solo perché voi avete un sacco di arti e di organi interni, e gli umani ne hanno meno… No, aspetta un secondo: quanti organi interni hanno, gli umani? Due reni, due fegati, due polmoni, tre…>>. La pasticcera cominciò a contare sulle dita. La vecchia Elkare le diede un colpetto sul braccio con la forchetta che teneva in mano.
<<Lascia perdere>>.
<<Lethlen, ma tu l’hai mai visto per davvero, un umano?>> la derise il coso verde e molliccio, inarcando una ruga profonda sulla sua faccia spiegazzata, sopra l’occhio sinistro.
<<Insomma, la questione è un’altra>> si stizzì Lethlen <<Perché questa donna non dovrebbe essere in grado di farsi valere con gli dei? Gli umani non sono tutti uguali>>.
<<Nemmeno gli dei>> ribatté uno dei clienti, con la faccia immersa in un tortino alla zucca. <<Dico, lo sai chi sono, quei tre? Sono dei piantagrane dimensionali come pochi altri. Io le so, queste cose. Ho studiato Storia delle Religioni. Sul campo. Andando a intervistare divinità. Quei tre sono dei testoni galattici!>>.
Lethlen riempì una tazza di panna montata e la offrì a una bambina spettro, che sbrodolò una specie di poesia come pagamento.
<<Il fatto che abbiano accettato di negoziare è un fatto positivo>> disse la pasticcera <<So che a molti di voi piace fare il profeta di sventura, ma non è detto che le cose finiscano male>>.
<<Ma tu da che parte stai?>>

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