martedì, Aprile 23, 2024
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Adolescenza: fase transitoria o solo una delle prime deviazioni della coscienza?

L’adolescenza viene considerata una fase transitoria della vita dei giovani. Ciò che avviene all’individuo in quella fase è ben risaputo a tutti, soprattutto a qualcuno che la teme in particolare: i genitori. Credo essa possa essere considerata una folta ramificazione improvvisa di un percorso che apparentemente poteva contenere pochi e semplici sbocchi. Ma i suddetti genitori, pur avendo attraversato a loro volta quello stato, non sempre sanno come reagire e come comportarsi nel momento in cui i figli attraversano la pubertà. L’arte di essere genitori è una cosa talmente difficile che è come innamorarsi follemente ma in modo perenne e continuo, come quelle cose che non capisci finché non ci passi.

Un articolo attualmente online sul “The New York Times” si intitola (tradotto) “Il miglior modo per affrontare un adolescente” e in una delle sue parti spiega come gli esperti hanno individuato quattro stili distinti con il quale gli adolescenti affrontano le controversie: l’attacco, il ritiro, il rispetto e la soluzione dei problemi. Secondo appunto gli esperti, i ragazzi che reagiscono con i primi due stili hanno più probabilità di essere o diventare depressi, ansiosi o delinquenti. Ma poi, anche quelli che optano per i secondi due, dato che semplicemente cedono ai desideri dei genitori, soffrono comunque di alti tassi di disturbi dell’umore. Inoltre aggiungono, a migliorare il quadretto, che gli adolescenti che non riescono a risolvere gli argomenti a casa spesso hanno problemi simili nelle loro amicizie e vite amorose.

Ma l’adolescenza non è uno status sempre esistito, o meglio, per quanto il corpo, l’umore, i ragionamenti e le difficoltà cambino, non fu sempre data una specifica definizione a questa fase della vita fino all’avvento della borghesia. Precedentemente si veniva considerati adulti dal momento specifico in cui l’individuo riusciva ad adempiere agli obblighi della sua condizione sociale. Un re lo ci si poteva diventare a undici anni, e negli stati di élite paradossalmente il bambino aveva molto più tempo di esserlo rispetto agli stati poveri, in cui un bambino di otto anni che riusciva a lavorare come un adulto era effettivamente un giovane adulto.

Fondamentalmente credo avrete sentito già dire mille volte l’espressione “l’età è uno stato d’animo”, ed ognuno di noi a suo modo vive l’adolescenza solo come la prima di tante fasi turbolente, un momento in cui la personalità entra in crisi e lo sguardo si posa su cose diverse da quelle su cui abitualmente si posava. E la rabbia e lo stress, il sentirsi incompresi, il volere cose diverse. Certo al giorno d’oggi i più giovani hanno tanto da temere in questa prima fase così emotiva della loro vita, ma tendo a credere che, giustificare un plausibile turbinio di emozioni con tutte le etichette più maligne che la società degli anni attuali ci ha consegnato, forse tanto bene non fa. Se non si fa altro che comprendere, definendoli, fenomeni come il bullismo non fanno altro che diventare più reali di quello che probabilmente sono. E un adolescente compatito, a volte non è meglio di uno maltrattato dai compagni.

A chi dice che non si cambia mai, dico che cambiamo invece mille volte e mille volte ancora, tutto e sempre per la solita costante ricerca che l’uomo è destinato a fare, e sempre farà: il bene. E mai nessun tipo di “bene” può stare in una frase insieme alla parola “colpire”. Forse solo in questa, ma chissà.

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