venerdì, Aprile 19, 2024
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Denti di leone (o come le parole viaggiano nel tempo) di Riccardo Giosi

Qualche volta, le parole vagano senza meta, non hanno un scopo o un luogo da raggiungere, eppure quando poi i nostri occhi le accolgono, c’è un diretto flusso che vaga dalla vista al cuore. Che è un po’ come cibarsi di un nutrimento vitale, che scende dritto verso la meta a lui destinata.

“Le parole non hanno più utilità” ma nella raccolta di poesie di Riccardo Giosi assumono un suono e una forma che ci fa sentire ora vivi, ora in procinto di cadere in basso. E’ questo il potere di chi scrive, poter rendere le parole un’arma o una possibilità, a seconda di come le si usa. Per Riccardo sono piccoli ramoscelli di un fiore, che un attimo prima sono ancorati alla propria casa e un attimo dopo volano via alla ricerca di qualcosa, di qualcuno, fiduciosi di trovare il proprio destino.

Così come le sue parole riescono a trovare “casa” dentro chi le sta leggendo e a diventare il pianto inconsolabile di qualcuno, la risata sciatta di chi legge e sa capire che in qualche modo le parole sono utili. Anzi, qualche volta contano più dell’ossigeno e della pappa reale usata contro i malanni.

Le parole di Riccardo sono la cura di un male, il collante fra l’anima e il corpo che ci ospita. Non sono solo ciò che leggiamo, non quello che il nostro sguardo riesce a catturare in quei frammenti bianchi e neri su carta. In qualche modo è come se fossero il grido interiore di ciò che sentiamo, ma non riusciamo a dire. E’ come se Riccardo fosse il pittore che dipinge la nostra trama interiore. Allo stesso modo riesce a catturare gli istanti e imprimerli su carta, creando un connubio di sensazioni, che alcuni chiamerebbero semplicemente, emozioni.

Federica Verdoliva
Federica Verdoliva
Voglio raccontare al mondo la verità. Voglio scrivere di tutte quelle cose che vengono nascoste. Voglio essere la voce di qualcuno. Voglio che la gente si accorga che quello che vede non è sempre realtà.
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