Come da qualche anno a questa parte, il 5 febbraio si è celebrata la Giornata Mondiale dello Spreco Alimentare, che ha avuto il merito di far capire ai cittadini quali danni (economici, ambientali e sociali) comporta buttare il cibo. Nonostante ci sia crisi, in Italia, e nel resto del mondo occidentale, sono ancora troppe le tonnellate di cibo che vengono gettate nella spazzatura: la Fao ha dichiarato che il costo complessivo annuale è pari a 1000 miliardi di dollari, arrivando a toccare i 2600 miliardi se aggiungiamo gli sprechi relativi all’acqua e all’impatto ambientale in generale.
Dato il periodo di crisi che stiamo attraversando, il ministero dell’ambiente, per sensibilizzare le persone a riciclare anche il cibo, ha ideato la Family Bag, un’iniziativa che prevede di riutilizzare il cibo avanzato e che è già partita in via sperimentale nel Veneto, dove è stata molto apprezzata da tanti ristoratori che hanno deciso di adottarlo. Lo stesso ministero ha ideato appositi contenitori, una sorta di buste, in cui si trasporteranno gli avanzi dal ristorante. Questi contenitori sono stati prodotti con materiale riciclabile come carta, legno e plastica. I contenitori sono stati per ora distribuiti in 100 ristoranti di Padova e provincia.
Il ministero con l’iniziativa della Family Bag vuole rintrodurre in Italia la vecchia usanza di portare via dal ristorante ciò che avanzava a fine pasto. Questa usanza esiste ancora in molti paesi dell’Europa, ma in Italia non più, in quanto spesso viene etichettata come un’usanza da cafoni. Ma il cibo non consumato nel ristorante, secondo il ministero dell’ambiente, deve essere portato a casa e utilizzato per il pranzo o la cena dei giorni successivi.
Barbara Degani, sottosegretaria del ministero dell’ambiente, ha presentato il progetto dichiarando: “Mi sono impegnata personalmente per avviare questo progetto, che rappresenta un passaggio culturalmente importante per tutti gli italiani Family Bag rappresenta l’upgrade delle doggy bag, affrancando attraverso contenitori di design e dall’estetica curata questo concetto dal ghetto del nostro immaginario e dal pudore di richiederlo a fine pasto”.
