giovedì, Aprile 25, 2024
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I migliori film che percorrono la storia della Shoah

“Voi che vivete sicuri nelle vostre tiepide case, voi che trovate, tornando a sera, il cibo caldo e visi amici: considerate se questo è un uomo, che lavora nel fango, che non conosce pace, che lotta per mezzo pane, che muore per un sì o per un no. Considerate se questa è una donna, senza capelli e senza nome, senza più forza di ricordare, vuoti gli occhi e freddo il grembo, come una rana d’inverno. Meditate che questo è stato: vi comando queste parole. Scolpitele nel vostro cuore, stando in casa, andando per via, coricandovi, alzandovi, ripetetele ai vostri figli” Primo Levi

Ovunque vi sia giustizia c’è amore, ovunque vi sia tristezza c’è odio. Gli uomini di pace non sanno cos’è la guerra e tanti altri non sanno cos’è la fame. Il 27 Gennaio è per tutti il giorno della Memoria e noi vogliamo ricordare e ripercorrere i film che hanno lasciato un segno e che meglio hanno rappresentato le sofferenze e il dolore di chi ha vissuto il senso di diversità, inadeguatezza, rabbia e rancore sulla propria pelle.

E’ il 1959 e George Stevens mette in scena la storia di una ragazza e la sua famiglia, che di li in poi diverrà il simbolo della Shoah, dopo 14 anni dalla morte di Anna, il film vinse ben tre Premi Oscar. 1945 Otto Frank è l’unico sopravvissuto della sua famiglia, tornato nella casa in cui abitava prima, trova un diario, il diario di sua figlia Anna Frank. La narrazione ha inizio nel 1942, quando Anna inizia a scrivere di ciò che stava succedendo agli Ebrei nel suo Paese. Otto ripercorre l’intero diario e si ferma nel punto in cui Anna muore in un campo di concentramento ad Auschwitz.

Nel 1997 Roberto Benigni mise in scena un capolavoro italiano che dopo tanti anni viene ancora ricordato. Il modo in cui Guido Orefici attraversa il regime in “La vita è bella” ha fatto emozionare il pubblico e ci ha resi capaci di amare oltre ogni apparenza e sentimento. Ciò che di bello c’è in questa triste storia è la speranza, il bene che tace attraverso l’immaginazione e rende il piccolo bambino di Guido, libero!

Nel tardo 2008 il regista Mark Herman mette in scena l’omonimo romanzo di John Boyne dal titolo “Il bambino con il pigiama a righe”. La pellicola mira a paragonare due realtà e lo fa attraverso la rappresentazione dell’innocenza. Bruno è un bambino tedesco, curioso, sempre in ordine. Shmuel è un bambino ebreo, con i capelli rasati e la faccia triste. La verità di Bruno è la conseguenza di ciò che i suoi genitori gli hanno spiegato, ma il bambino spinto dalla fedele amicizia e dal senso di ingiustizia è pronto ad indossare il peso della giustizia dall’altra parte della recinzione.

In un luogo lontano sono morte tante persone, gli esseri umani hanno taciuto di fronte al potere di chi imponeva le leggi basandosi su una distinzione di razza, etnia e sessualità. Non permettiamo più che questo accada. Non permettiamo mai più agli uomini di uccidere sé stessi.

In memoria dei 6 milioni di ebrei morti ingiustamente.

 

Federica Verdoliva
Federica Verdoliva
Voglio raccontare al mondo la verità. Voglio scrivere di tutte quelle cose che vengono nascoste. Voglio essere la voce di qualcuno. Voglio che la gente si accorga che quello che vede non è sempre realtà.
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