venerdì, Aprile 19, 2024
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Incendio a Caivano: raid contro il palazzo di Fortuna Loffredo

Indagati sei familiari di Fortuna, tra questi anche la madre.

Poco dopo la diffusione della notizia relativa all’ arresto di Raimondo Caputo, presunto assassino di Fortuna, una bottiglia incendiaria è stata lasciata contro l’abitazione della compagna, Marianna Fabozzi, anche lei in carcere per concorso in abusi sessuali. Il raid sarebbe avvenuto intorno a mezzogiorno causando leggeri danni alla finestra. Le indagini sono portate avanti dai carabinieri di Caivano e di Casoria, e tra gli i presunti colpevoli di incendio doloso alcuni familiari della piccola, compresa la madre.

La storia della piccola Fortuna ha smosso gli animi di tutti, ha indignato e colpito chiunque ne ascoltasse i fatti. Anche Papa Francesco si è pronunciato in merito, a Regina Coeli: “non dobbiamo tollerare gli abusi sui minori, dobbiamo difendere i minori e punire severamente”. Nonché il ministro Angelino Alfano: “Noi abbiamo bisogno di parole da parte di chi sapeva e non ha voluto dirle queste parole precedentemente perché questo silenzio è pesato in termini di ferocia quanto quel terribile gesto che ha visto coinvolta Fortuna”.

Sì, perché in fondo a permettere l’arresto del presunto colpevole è stata la dichiarazione di una bambina, che ha interrotto il filo del silenzio di tutti gli adulti che sapevano e non parlavano. Il racconto dell’amichetta di Fortuna, l’11enne figlia della compagna di Caputo, ha spezzato il silenzio. Secondo la sua testimonianza anche lei veniva violentata tutti i giorni dall’uomo.

Alla “Omertosa indifferenza e colpevole connivenza”– così la chiama Domenico Airoma, procuratore aggiunto di Napoli nord e coordinatore dell’inchiesta – praticata dagli adulti, si contrappone il coraggio di chi ha subito. Considerata dagli inquirenti e dai consulenti della Procura una testimone attendibile, la piccola sostiene anche che Caputo le avrebbe confessato il delitto proprio mentre abusava di lei: “l’ho uccisa io” le avrebbe urlato. L’uomo l’avrebbe gettata da quel terrazzo perché si rifiutava di subire l’ennesimo abuso.

Fortuna aveva espresso anche tramite i suoi disegni il disagio che vigeva in quel palazzo di Parco Verde: case inaccessibili, tratti marcati e figure femminili disegnate e poi cancellate. Inoltre

Disegno di Fortuna
Disegno di Fortuna

Che la piccola Fortuna potesse essere stata oggetto di attenzioni particolari in paese lo sapevano un po’ tutti: “Sì è così – conferma don Maurizio, parroco della cittadinadegli abusi si sapeva, quello che non si sa, e su cui non mi pronuncio, è se siano da mettere in correlazione con la sua fine terribile […] Ora mi aspetto che si faccia luce anche sulla morte del piccolo Antonio Giglio, avvenuta nello stesso palazzo un anno prima”.

Dall’autopsia è effettivamente emerso che Fortuna avesse subito abusi reiterati e che avesse anche riportato lesioni agli organi interni secondari ad una caduta da oltre 10 metri. Manca ancora la prova del DNA ma il procuratore di Napoli Nord afferma che “c’è una sorta di confessione implicita, l’indagato viene intercettato mentre si preoccupa che sul corpo di Fortuna possano essere trovate tracce del suo sudore” in due interviste a Messaggero. Il 44enne però si proclama ancora innocente e un buon padre.

Intanto, sia Caputo che la compagna hanno dovuto affrontare l’ira dei detenuti delle carceri: l’uomo è stato aggredito nel carcere di Poggioreale e gli agenti sono stati costretti a trasferirlo in isolamento nella sezione “sex offenders” per la sua incolumità; la donna è stata picchiata nel carcere di Pozzuoli ieri, subito dopo l’arrivo.

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