E’ terminato lo sciopero della fame di Arash Sadeghi, il prigioniero politico iraniano, che ha rifiutato per più di due mesi il cibo, come protesta per l’ingiusta detenzione della moglie.
La vicenda, che ha avuto risonanza internazionale e ha raccolto anche la solidarietà dell’opinione pubblica iraniana, risale allo scorso Ottobre. E’ infatti in quel periodo che la scrittrice e attivista per i diritti umani Golrokh Ebrahimi Iraee, moglie di Sadeghi, è stata condannata a sei anni di reclusione per aver scritto un racconto sulla lapidazione, in cui una donna, per protesta, dà alle fiamme una copia del Corano, il libro sacro della religione islamica (racconto che non è riuscito ad arrivare nemmeno alla pubblicazione).
I due coniugi hanno una lunga storia di lotta politica contro il regime oppressivo degli ayatollah e lo stesso Sadeghi sta scontando una condanna a 15 anni di reclusione, a causa delle sue idee, ritenute sovversive. Nell’ultima settimana, le preoccupazioni per il suo stato di salute erano aumentate. A causa del prolungato sciopero della fame, l’attivista era arrivato a perdere 19 kg, a soffrire di asma e ipotensione e a dover respirare con l’ausilio di una maschera d’ossigeno.
La decisione del governo iraniano, di rilasciare sua moglie Golrokh, è venuta dopo una pacifica (e rara) manifestazione, che centinaia di cittadini di Teheran hanno tenuto al di fuori del carcere di Evin ad inizio settimana, per dimostrare il loro supporto alla coppia e il disappunto per come essa è stata trattata dalle autorità.
Questa concessione, secondo gli attivisti, è frutto della preoccupazione del governo Rouhani per l’inquietudine di una larga parte della società, dovuta alle mancate riforme, promesse in campagna elettorale, in materia di libertà politiche e personali. E’ da ricordare che l’Iran tornerà al voto a Maggio 2017, fra pochi mesi, e la società civile, in larga parte giovane ed istruita e desiderosa di più libertà è sempre più in fermento e in attesa di risposte valide alle proprie necessità.
