venerdì, Marzo 29, 2024
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Muore un bracciante “fantasma” nella tendopoli di Rosarno. Giallo sulla dinamica

Una lite di tutti i giorni, un aggressione e uno sparo di troppo. Sono questi gli elementi che tessono le fila della tragedia consumatasi da poche ore a Rosarno. In quel campo che dà lavoro e ospitalità ad oltre 500 migranti impegnati nella raccolta delle arance nella piana di Gioia Tauro. Quel campo costruito su ordine della Prefettura e destinato a salvare i braccianti dalle condizioni disumane in cui vivevano nella struttura precedente. Ma anche in questa nuova tendopoli la situazione non è migliorata.

Tutto sarebbe scoppiato a causa di un diverbio tra due ospiti del campo. Alcuni militari sarebbero intervenuti per sedare la lite. Poi uno dei migranti, Sekine Triore, ha iniziato ad aggredire i militari. Prima lanciando vari oggetti: pietre e pezzi di ferro. Poi impugnando un coltello e colpendo il volto di uno dei tre militari presenti sul posto. A questo punto uno dei carabinieri ha reagito. Una pallottola colpisce Sekine allo stomaco. Il ragazzo 26enne muore sul colpo.

Questa però è soltanto la prima versione dell’accaduto. Ogni minuto che passa si aggiungono particolari alla  vicenda. Le testimonianze raccolte sembrano  discostarsi da questa prima versione dei fatti. I migranti, molti dei quali senza permesso di soggiorno né diritti, parlano con i pochi volontari che continuano a lavorare in zona e con i sanitari di Medici per i diritti umani (Medu) che cercano di fornire l’assistenza minima ai braccianti. I compagni di Sekine ammettono che ci sia stata una lite. Forse per una rapina. Forse per una semplice sigaretta. Ma nessuno di quelli che hanno assistito allo scontro è certo di aver visto Sekine aggredire un militare. Per alcuni Sekine avrebbe puntato il coltello verso i militari, ma era troppo distante per poterli colpire.

Altri, invece, preferiscono rimanere in silenzio. Preoccupati da cosa possa accadere adesso. Spaventati da quest’attenzioni mediatica, che almeno per un giorno li allontana dalla loro condizione di braccianti “fantasma”. Infatti, nonostante lo scandalo che sei anni fa colpì il mercato delle arance, le condizioni di vita dei migranti impegnati in questo settore non è migliorata. Il nuovo campo costruito dalla Protezione civile risulta sovraffollato e sporco. Quasi 1.000 migranti vivono in delle tende. La maggior parte  Senza un contratto che ne regolarizzi la posizione, ma spesso anche senza documenti che ne certifichino l’esistenza, sottopagati, privi di assistenza e tagliati fuori dai servizi.