venerdì, Marzo 29, 2024
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Napoli – Bambina caduta dal balcone, vittima di una rete di pedofili

Svolta nelle indagini sul caso della piccola Fortuna. Siamo nel giugno 2014 quando la bambina viene trovata vittima di una agghiacciante tragedia: gettata dalla finestra di un palazzo del Parco Verde a Caivano dopo aver subito violenze sessuali. Violentata e poi finita nel vuoto di quel caldo 24 giugno. Una vita terminata a soli sei anni.

Il corpicino di “Chicca”, come amava farsi chiamare Fortuna Loffredo, perde la vita insieme a tanti altri bambini vittime della rete di pedofili. Secondo gli inquirenti non si è trattato di un caso isolato, bensì di una ennesima circostanza poco chiara. A morire in modo apparentemente accidentale, infatti, non era stata solo la piccola Chicca, ma anche Antonio Giglio, figlio della vicina di casa nonché compagna di Raimondo Caputo, l’uomo accusato e arrestato per aver commesso il fatto.

Le vicende si intrecciano e si collegano a mo’ di  puzzle. Antonio, come Fortuna, fu bersaglio della stessa sorte: curiosamente caduto dal balcone di casa, a soli tre anni, il 28 aprile 2013. I carabinieri, affiancati dalla Procura di Napoli Nord, indagavano da tempo ormai e, dopo aver effettuato due arresti nel corso delle indagini per abuso su minori, arriva l’arresto definitivo per Raimondo Caputo, già in carcere insieme alla compagna 26enne dal novembre dell’anno scorso per aver abusato della figlia di tre anni, l’amica del cuore di Fortuna.

“Da una parte sono contenta perché ho avuto giustizia, dall’altro dico che quei due devono marcire in carcere perché hanno ammazzato mia figlia […] Voglio guardarvi in faccia per capire perché lo avete fatto”. Queste le dure parole di Domenica Guardato, madre della piccola, a La Repubblica. “Sono sempre stata sicura che fossero stati loro, l’ho sempre detto. Forse si è perso troppo tempo, due anni. Io l’ho detto da quel giorno. Mia figlia amava la vita, non poteva essersi buttata giù. L’ho sempre saputo che era stata uccisa”.

“Anche oggi tutti sono rimasti in silenzio, anche oggi tutti omertosi. Pensavo, speravo, che oggi, almeno oggi, qualcuno di questo maledetto parco venisse da me per dirmi qualcosa, un abbraccio, ed invece niente. Qui c’è sempre stato e sempre ci sarà il silenzio. Io so solo che ora mi ritrovo ad essere l’unica condannata – dice ancora – perché mi ritrovo con un dolore immenso, che non passerà mai. Perché amavo Fortuna, come solo una mamma può fare e me l’hanno uccisa. E ad oggi non so ancora perché”.

Non si può spiegare il dolore di una madre di fronte ad un evento tanto drammatico, non si riescono a trovare parole adeguate a tale rabbia. L’ autopsia aveva confermato che la piccola aveva subito “abusi reiterati” e la madre ne era sempre stata convinta: “tra quelle case c’era qualcuno che sapeva” […] Lui non l’ho mai incontrato, ma a lei l’ho chiesto e ha sempre negato. Lei è malata e c’è anche un’altra persona che sapeva tutto, la mamma di quella donna. Qui c’è un altro bimbo morto come Fortuna, il piccolo Antonio – aggiunge la donna – cosa dicono quei due del piccolo Antonio, cosa?”.

Nel procedimento la mamma dei familiari della bambina sono assistiti dagli avvocati Gennaro Razzino, Luca Zanchini, Angelo e Sergio Pisani. “Abbiamo avuto sempre fiducia, la mamma di Fortuna e io, che si sarebbero individuati i responsabili. Complimenti agli investigatori”, commenta l’avvocato Gennaro Razzino.

Maurizio Patriciello, il parroco che allora, nel 2014, celebrò i funerali non ha mai smesso di spingere tutti quanti i cittadini alla ricerca della verità, pur atroce che sia, ma sempre verità: “Ho ripetuto mille volte, dall’altare e in privato: chi sa, parli. Mi auguro che la verità possa finalmente segnare un momento di rinascita per la gente del parco Verde, realtà segnata da estrema povertà ma dove vivono persone perbene, ingiustamente colpite da sospetti generalizzati. Se quella che gli inquirenti hanno trovato è davvero ‘la’ verità, li ringraziamo. La nostra comunità ha vissuto due anni di sofferenza inimmaginabile, dopo la morte di Fortuna. E se le responsabilità vengono accertate, il colpevole dovrà pagare. Quello che ha commesso è il peccato più orribile che si possa immaginare”.