venerdì, Marzo 29, 2024
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“Napoli velata” di Ferzan Özpetek è la percezione della falsa esistenza

Özpetek sceglie di rappresentare Napoli in un panorama astratto e lontano dalla vita cruda a cui siamo abituati grazie a Gomorra. La storia estrapolata da un contesto del tutto analogo e canzoniere riporta alla mente ai quadri del grande Monet, dove l’arte, l’arrangio, la musica, i colori tenui e decisi fanno da cornice ad una storia-non storia che si mostra volentieri come un’opera prima.

Quella di Özpetek è una storia che viene raccontata per il solo scopo di essere guardata. “Napoli velata” è una donna che cammina nei bassi della Napoli povera e che si lascia guardare, scoprire, gustare dagli occhi indiscreti dei curiosi. Il genio di Ferzan Özpetek sta nell’aver volontariamente dato vita a tutte le consuete credenze di una Napoli che resta ancorata ad un’antichità di cui prova nostalgia.

Ci sono dei protagonisti e la trama si apre ad un giallo che deve essere risolto lungo tutto il percorso narrativo, ma Özpetek non vuole e non può farlo, così focalizza la sua attenzione sui balli, le musiche, il teatro e lascia libero sfogo alla storia tormentata di una donna che vede solo attraverso un velo che è quello dell’ipocrisia, del ricordo ferito e delle false speranze.

Napoli velata è riuscita nello stesso obiettivo della città che la ospita. E’ così, cruda e nuda che o la ami o la odi.