giovedì, Marzo 28, 2024
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Possibile cura contro l’aids

L’AIDS (sindrome da immunodeficienza acquisita) è una malattia provocata dall’HIV, un virus che aggredisce il sistema immunitario umano. Nelle persone affette da AIDS il sistema immunitario non è più in grado di difendere l’organismo dalle malattie, e il processo degenerativo prosegue fino alla morte del paziente a causa delle infezioni cosiddette “opportunistiche”. Non esiste una cura o un vaccino per eliminare definitivamente l’HIV dal corpo.

Le persone che contraggono il virus HIV (sieropositive) non sono malate di AIDS, anche se sono destinate a diventarlo, in assenza di cure adeguate.

Se non riceve farmaci antiretrovirali (ARV) un bambino nato HIV-positivo ha mediamente un terzo delle probabilità di morire prima di compiere un anno, e il 50% di probabilità di morire entro i 2 anni. Se però la diagnosi è tempestiva e la terapia ARV è seguita con scrupolosità, un soggetto sieropositivo può avere una speranza di vita indefinita, pur rimanendo sempre portatore del virus.

L’HIV si trasmette attraverso lo scambio di fluidi corporei infetti, in qualsiasi stadio della malattia. Sangue, liquido seminale, secrezioni vaginali e latte materno sono fluidi che possono veicolare efficacemente il virus. La saliva non è fra questi, dunque è una falsa credenza che l’infezione da HIV possa contagiarsi tramite il bacio.

La modalità più frequente di trasmissione dell’HIV è per via sessuale, perché durante un rapporto sessuale non protetto vi è il massimo scambio possibile di fluidi corporei, soprattutto quando si verificano circostanze aggravanti (ferite dell’apparato genitale, malattie veneree, sesso anale o forme violente di penetrazione). Le ragazze più giovani sono particolarmente esposte al contagio perché un apparato genitale immaturo è fisiologicamente più soggetto a ferite e infezioni.

I soggetti che assumono droghe per iniezione corrono un rischio molto alto di contrarre l’HIV/AIDS tramite lo scambio di siringhe e aghi infetti, pratica tuttora molto diffusa in alcuni ambienti e che provoca innumerevoli contagi ogni anno. Il fattore di rischio è così alto da indurre a consigliare di avere sempre sesso protetto con un partner che usa droghe iniettabili.

Per le medesime ragioni aghi, rasoi, strumenti chirurgici o apparecchiature per effettuare piercing o tatuaggi che sono entrati in contatto con sangue infetto e non sono stati sterilizzati possono veicolare il virus dell’HIV.

Se una persona sospetta di avere contratto il virus, l’unico modo per accertarlo è effettuare l’apposito test per l’HIV presso una struttura sanitaria attrezzata.

Nel caso il soggetto sia un minore, deve sapere che consultare un operatore sanitario ed effettuare il test nel pieno rispetto della privacy è un diritto riconosciuto dalla Convenzione internazionale sui diritti dell’infanzia.

Inoltre, accertarsi di essere o non essere sieropositivo è un dovere etico nei confronti delle persone che potrebbero essere inconsapevolmente contagiate.

Possibile cura

l’esito si avrà solo tra qualche anno, ma ci sono ottime speranze che un uomo di 44 anni possa essere la prima persona al mondo a essere guarita completamente dal virus Hiv.
I media britannici esultano: il paziente, riporta ad esempio il Guardian, è stato il primo a completare la sperimentazione di un nuovo protocollo messo a punto da diversi istituti britannici, e al momento il virus sembra sparito dal suo sangue.

L’importante ricerca è stata condotta su 50 persone e combina l’uso delle terapie antiretrovirali standard con un farmaco che riattiva il virus Hiv ‘dormiente’ nel sangue, insieme a un vaccino che induce il sistema immunitario a distruggere le cellule infette. E sembra funzionare: nella prima persona che ha completato la cura, infatti, il virus non è più rilevabile nel sangue.

“Questo è uno dei primi tentativi seri di trovare una cura definitiva per l’Hiv – spiega Mark Samuels, dirigente dell’Nhs inglese che sta finanziando il test – È una sfida enorme, ed è ancora all’inizio, ma il progresso è notevole”. I farmaci antiretrovirali usati attualmente riescono a tenere molto basso il livello del virus nel sangue, ma non hanno effetto contro quella piccola percentuale di particelle virali ‘dormienti’ che sono responsabili del ritorno della malattia se si interrompono le cure.

Nel 2013 aveva suscitato molte speranze il cosiddetto ‘Mississippi baby’, una bambina nata sieropositiva curata aggressivamente fin dalle prime ore di vita, ma anche in questo caso il virus, che sulle prime sembrava sparito, è tornato qualche mese dopo aver interrotto il trattamento. Lo scorso anno i medici del Necker di Parigi hanno invece presentato il caso di una diciottenne anch’essa nata sieropositiva e curata con la terapia antiretrovirale fino ai sei anni. Nel sangue della ragazza, hanno spiegato i medici pur restando molto cauti sulle prospettive, il virus non è rilevabile ormai da 12 anni.