Il razzismo uccide. È questo il più amaro degli insegnamenti che si può trarre dalla storia di Ibrahim, morto a 24 anni all’ospedale Loreto Mare, nella notte tra il 9 e il 10 luglio scorsi. A Napoli è partito un appello dal titolo “Verità e giustizia per Ibrahim“. A sottoscriverlo, finora, artisti come Mauro Biani e Zero Calcare, musicisti tra cui Francesco Di Bella, Lo Stato Sociale e i 99 Posse, esponenti politici, scrittori e accademici di tutta Italia. In più, il prossimo 27 luglio  E’ Zezi e gli @EPO si esibiranno in un concerto all’Ex Opg “Je so’ pazzo”  per sostenere le spese processuali del caso e il rimpatrio della salma.

È proprio dall’ex ospedale psichiatrico giudiziario, oggi centro sociale, che è partita la denuncia dei comportamenti discriminatori che hanno portato al decesso del giovane ivoriano. Visitato con superficialità per la comparsa dei primi dolori addominali alle 12:00 del 9 luglio, al Loreto Mare lo rimandano velocemente a casa dopo un’iniezione. In poche ore le sue condizioni peggiorano. Ibrahim è morto dopo 12 ore di agonia durante le quali gli sono stati più volte negati i soccorsi. Ignorato dal 118 (pare che per prestare soccorso a un ragazzo di colore, servano permessi speciali), schivato dai carabinieri, rifiutato da un tassista, arriva nuovamente in ospedale dopo un’odissea che, probabilmente, gli costa la vita.

Nell’appello diffuso per lui si legge: “il diritto alla salute, in questo paese, è sempre più un miraggio per una fascia di popolazione in costante aumento, quella più povera e più bisognosa che non riesce a permettersi cure adeguate. Ibrahim, sembra ombra di dubbio alcune, è stato vittima di malasanità ma anche e soprattutto del razzismo più subdolo e invisibile di questa società, quello che si esercita tra le file della burocrazia e degli uffici pubblici. Perché era nero, povero, senza qualcuno che potesse garantire, intercedere, per lui. Ibrahim rischia ancora, da morto, di essere nuovamente vittima di un’ingiustizia, nel tentativo di insabbiare la verità”.

Per ottenere giustizia a nome di Ibrahim e dei suoi cari, l’appello si rivolge alla “parte della società più integra e sana, quella che ancora non si sente assuefatta al generale clima di sfiducia e depressione del paese, che ha a cuore la verità, che cerca di restare umana”.