giovedì, Aprile 18, 2024
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Roma, maltrattamenti all’asilo. Violenze fisiche e verbali a bambini tra i 12 e i 24 mesi

«Toglimelo di mezzo che altrimenti oggi faccio qualche danno». «Se non mangi ti faccio nero». Un giorno come l’altro all’asilo “nido nel parco” di via Francesco Scaduto, in zona Aurelia. Da oggi però le cose sono cambiate: grazie ad una telecamera nascosta le forze dell’ordine hanno potuto raccogliere prove dei maltrattamenti e passare alla sospensione di tre maestre. Una di loro, la più anziana (è del 1954) è anche finita agli arresti domiciliari. Per tutte e tre l’accusa è di concorso in maltrattamenti aggravati e continuati.

La storia dell’asilo nido di via Francesco Scaduto inizia a febbraio, quando alcune supplenti insospettite dagli atteggiamenti delle maestre decidono di sporgere denuncia alla polizia. Così incominciano le indagini e le telecamere nascoste nelle aule mostrano delle atrocità.

I bambini in questione hanno tra i 12 e i 24 mesi. Frequentano la classe media e ogni giorno per loro diventa una tortura. Costantemente maltrattati con le parole e a volte anche con i gesti. Più volte le telecamere hanno ripreso le maestre mentre imboccavano gli alunni con la forza, spingendo il cucchiaio giù per la gola, fino a provocare i conati di vomito. Poi per evitare che i bambini vomitassero gli tappavano la bocca. Ma non è finita: in un’altra ripresa si vede una maestra che con un calcio sposta un bambino che accidentalmente le ostruiva il passaggio. O ancora: bambini legati alle sedie a piangere per ore, urla e schiaffi. Nessuno, però, che andava a vedere perché questi 14 bambini piangessero cosi tanto.

Ieri mattina all’asilo si sono presentati i carabinieri. Hanno comunicato ai genitori dei bambini che li avrebbero tutti convocati in caserma – e così avverrà, nei prossimi giorni – raccontando loro che le tre educatrici erano state allontanate e sospese per episodi di violenza, ma non “di natura sessuale”. I genitori sono increduli, nessuno avrebbe potuto immaginare quello che stava accadendo lì dentro, in quell’asilo che sembrava così confortevole. Senza parole rimangono anche le colleghe delle maestre, forse per senso di colpa o forse perché queste cose sembra sempre che non possano mai succedere vicino a noi.

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