Inizia oggi la settimana per Giulio, iniziativa di Amnesty International Piemonte in collaborazione con le Circoscrizioni della Città di Torino. L’obiettivo è quello di accendere nuovamente i riflettori sul caso di Giulio Regeni, il ricercatore italiano scomparso il 25 gennaio 2016 e ritrovato morto nove giorni dopo.

Sulla morte di Giulio le autorità egiziane non hanno mai dato risposte chiare. Al contrario in diciassette mesi si sono susseguiti numerosi tentativi di depistaggio: si è parlato di rapimento ad opera di criminali, di incidente stradale e addirittura di delitto passionale. Il corpo di Giulio, però, ritrovato il 3 febbraio lungo l’autostrada che collega il Cairo ad Alessandria, ha sempre raccontato un’altra storia: il ricercatore è stato torturato. I lividi, le contusioni, le abrasioni, le costole rotte e le dita spezzate indicano – secondo le ipotesi più accreditate – un coinvolgimento dei servizi segreti egiziani, probabilmente preoccupati dal lavoro di ricerca di Regeni sui sindacati indipendenti. Mohammed Abdallah, capo dei venditori ambulanti, ammise di aver denunciato il ricercatore perché faceva domande sospette; una delle sue conversazioni con Regeni fu filmata con una microtelecamera nascosta in un bottone della sua camicia, un’apparecchiatura troppo sofisticata perché non si pensasse subito alla polizia egiziana. Si aggiungono al quadro indiziario gli articoli che il ricercatore inviava al Manifesto chiedendo che venissero pubblicati con uno pseudonimo. Raccontava della difficile situazione sindacale dopo la rivoluzione egiziana del 2011 e “temeva per la sua incolumità” spiega Tommaso di Francesco, autore dell’editoriale che accompagna la pubblicazione del suo ultimo scritto.

Nonostante i mesi di depistaggi e di tensione diplomatica, c’è chi preme perché l’ambasciatore italiano torni in Egitto. La paura, a questo punto, è che il caso si chiuda senza risposte pur di favorire la distensione dei rapporti tra i due paesi. È qui che interviene Amnesty. La campagna #veritàpergiulioregeni, ha dichiarato Riccardo Noury, portavoce di Amnesty Italia “è segno di un impegno che terminerà soltanto quando avrà raggiungo il suo scopo […] Se i rapporti (tra Egitto e Italia ndr) torneranno normali prima vi aver fatto chiarezza significherà avere ucciso Giulio una seconda volta”.

Da oggi fino al 3 luglio, uno striscione con cui ancora una volta si chiede #veritàpergiulio farà tappa in tutte le Circoscrizioni della Città di Torino. Per l’ultimo giorno è prevista l’affissione sulla facciata del Municipio, in piazza Palazzo di Città, alla presenza della sindaca Chiara Appendino e del presidente della Regione Sergio Chiamparino. Lo striscione accompagnerà una staffetta di eventi, incontri e mobilitazioni per non dimenticare Giulio né le centinaia di persone fatte scomparire forzatamente negli ultimi anni in Egitto.