giovedì, Aprile 18, 2024
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Tredici: Qual è la morale della storia?

Tutto ciò che la Serie Tv svela

“Sai solo quello che succede nella tua vita, non in quella degli altri. E quando danneggi una parte della vita di qualcuno, non danneggi solo quella parte. Purtroppo non puoi essere preciso e selettivo. Quando danneggi una parte della vita di qualcuno, stai danneggiando tutta la sua vita. Tutto… influenza tutto”. Hannah Baker

Tredici è  una serie televisiva, tratta dal romanzo di Jay Asher, che ha avuto un forte impatto sui telespettatori, lasciandoli con il fiato sospeso dalla prima puntata fino alla tredicesima. Una delle poche serie che dalla prima puntata si è già a conoscenza del finale, il suicidio di Hannah Baker, ma non il movente che ha condotto la ragazza a questo orribile gesto. Puntata dopo puntata si scoprono i tredici motivi, legati a tredici azioni svolte dagli amici di scuola della ragazza, tutti tramite delle cassette che Hannah ha lasciato prima di morire e che fanno il giro dei colpevoli fino ad arrivare a Clay, il suo migliore amico ed innamorato segretamente della ragazza.

Una serie che tocca nel profondo, scuotendo l’anima anche più dura, che spinge a riflettere sulle azioni, anche involontarie, che compiamo nella nostra vita e che possono segnare quella di un’altra.

Quante volte giudichiamo persone senza conoscerle, quante volte nella rabbia insultiamo qualcuno offendendolo senza pensare come quelle parole possano mettere radice nell’anima di quella persona? La ferita provocata dalla parola difficilmente guarisce. Questa serie ti coinvolge e sconvolge allo stesso tempo, mette in discussione te stesso e le azioni che compi senza pensare alle conseguenze.

Le scuole sono colme di eventi che coinvolgono temi come il bullismo, cyber bullismo, violenze sia fisiche che psicologiche che segnano la vita di un adolescente trasformandola radicalmente, per sempre.

A quella ferita non si potrà  mai più rimediare, non è una sbucciatura di ginocchio su cui metti un cerotto, nessun cerotto potrà  coprirla, nessun tempo potrà  cancellarla, nessuna parola potrà  riempirla.

La vita di un adolescente è come un vaso di cristallo, bisogna utilizzare mani delicate, dargli piccole attenzioni, nella vita di un adolescente bisogna camminarci in punta di piedi perché le impronte che si lasciano non vanno più via. Sia gli eventi che li toccano in prima persona sia quelli che li circondano li influenzano profondamente, soprattutto se provengono dall’ambito familiare o scolastico, i luoghi in cui un adolescente nasce e si forma. Questa serie dovrebbe essere un progetto da cui partire in tutti gli istituti scolastici per insegnare ai ragazzi che essere un bullo non è dimostrazione di forza, di superiorità, ma di degrado interiore, perché in quel preciso istante stai degradando te stesso; che una parola buttata là, senza pensare, non ti farà  sentire più grande, ma estremamente piccolo e che il suicidio non è la soluzione al problema, i problemi non li risolvi annullandoti perché quella persona farà  del male ancora ed ancora e tu avrai fatto male solo a te stesso, il suicidio non è una via d’uscita; ribellarsi, denunciare, parlare di ciò che si prova, di ciò che si ha subito, chiedere aiuto: questa è la via d’uscita; la scala di emergenza da utilizzare.

Ad ogni azione corrisponde una reazione, un cambiamento, un punto di forza o debolezza, un vuoto da cui risalire o sprofondare. Attenti quindi a camminare nella vita delle persone, ai gesti da compiere, alle parole da usare; quei passi, quelle parole, quei gesti, si intersecano al carattere della persona, alla sua identità”, alla sua vita danneggiandola irreversibilmente.

Federica Verdoliva
Federica Verdoliva
Voglio raccontare al mondo la verità. Voglio scrivere di tutte quelle cose che vengono nascoste. Voglio essere la voce di qualcuno. Voglio che la gente si accorga che quello che vede non è sempre realtà.
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