sabato, Aprile 20, 2024
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11 milioni di Italiani rinunciano alle cure mediche

Sono circa 11 milioni gli Italiani che per motivi economici rinuncerebbero alle cure mediche. Circa 1/6 della popolazione totale, dato davvero allarmante visto che l’Italia è la terza nazione Europea, non che membro G8. I dati del censis-Rbm raccolti in occasione del Welfare Day hanno registrato una impennata di casi, nel 2012 la stessa ricerca attestava che gli Italiani che rinunciavano alle cure mediche erano circa 9 milioni, 3 in meno rispetto ai dati odierni. Si evince a questo punto lo stato di profondo malessere del sistema sanitario Pubblico, unito ad un retrocedere diffuso della capacità economica della middle-class. Lo spreco diffuso dal malaffare, gli orari massacranti ai quali sono sottoposti medici ed infermieri, il conflitto di interessi che coinvolge quei professionisti che operano nei due ambiti pubblici e privati, le politiche di spending-review applicate dal governo, la ricerca Censis punta il dito contro tutti questi fattori. Un disagio sociale diffuso e vario, che coinvolge tutti gli strati della popolazione, nel particolare le fasce più colpite sono gli anziani con età superiore ai 65 anni ed i millenials, ovvero i giovani nati dal 1980 al 2000, gli stessi che per intenderci che formano la fascia d’età maggiormente colpita dalla disoccupazione, quelli che secondo le recenti stime INPS potrebbero ricevere un trattamento pensionistico (seppur minimo) solo dopo i 70 anni. Una involuzione preoccupante, il ministro Lorenzin chiamata in causa annuncia provvedimenti, mettendo in chiaro la necessita di adeguare i servizi della salute ai tempi, anticipando inoltre la ricapitalizzazione del fondo sanitario per il biennio 2017-2018. Il sistema sanitario Italiano fondato sull‘articolo 32 della costituzione, che sancisce il diritto alla salute, a livello teorico è riconosciuto come tra i primi al mondo, il fondamento basato sulla gratuicità delle prestazioni mediche ha subito negli anni sostanziali mutamenti, a quanto pare i parametri contemporanei  di progressività non sono sufficienti a garantire il diritto costituzionale alla salute.

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