venerdì, Aprile 19, 2024
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Agromafie, un business che ha superato i 16 miliardi di euro nel 2015

A lanciare l’allarme sono gli imprenditori: la criminalità imperversa anche nei campi.

Quando si parla di criminalità spesso non si pensa a quella nell’agricoltura e sul sistema agroalimentare, che agisce dai campi agli scaffali dei supermercati. Sono stati oltre centomila i controlli effettuati dalle forze dell’ordine nel 2015 in tutta Italia per combattere le agromafie. Da quanto emerge dal quarto “Rapporto sui crimini agroalimentari” in Italia elaborato da Eurispes, Coldiretti e Osservatorio sulla criminalità nell’agricoltura e sul sistema agroalimentare, presentato a Roma, il business delle agromafie ha superato i 16 miliardi di euro nel 2015.

I clan ricorrono a qualsiasi tipo di reato per raggiungere i loro obiettivi, dall’usura al racket estorsivo e abusivismo edilizio, ma anche a furti di attrezzature e mezzi agricoli, macellazioni clandestine o danneggiamento delle colture con il taglio di intere piantagioni, così impongono la vendita di determinate marche e determinati prodotti agli esercizi commerciali, e a volte arrivano addirittura a rilevare gli esercizi commerciali. Si appropriano dei comparti dell’agroalimentare, dei guadagni che ne derivano, distruggono la concorrenza e il libero mercato legale e soffocano l’imprenditoria onesta. Ma non solo questo: compromettono in modo gravissimo la qualità e la sicurezza dei prodotti, con l’effetto indiretto di minare l’immagine dei prodotti italiani e il valore del marchio Made in Italy.

“Si tratta di un presidio a difesa non solo del tessuto economico ma anche della salute dei cittadini, dell’ambiente e dell’intero territorio nazionale”, ha sottolineato il presidente di Coldiretti Roberto Moncalvo. In effetti secondo uno studio dell’associazione degli imprenditori agricoli, l’Italia è il Paese con il minor numero di prodotti agroalimentari con residui chimici irregolari, ma anche quello con le regole produttive più rigorose nelle caratteristiche dei prodotti alimentari (dal divieto di produrre pasta con grano tenero a quello di utilizzare la polvere di latte nei formaggi, fino al divieto di aggiungere zucchero nel vino) che non valgono in altri Paesi dell’Unione Europea, senza dimenticare la decisione nazionale di vietare le coltivazioni di organismi geneticamente modificati (Ogm).

Dall’Indice di Organizzazione Criminale (IOC) elaborato dall’Eurispes nell’ambito del quarto Rapporto Agromafie con Coldiretti e l’Osservatorio sulla criminalità nell’agricoltura e sul sistema agroalimentare, emerge anche che le regioni in cui è più forte il fenomeno sono quelle del sud, ma  che anche nel centro Italia il grado di penetrazione è forte e stabile, in modo particolare in Abruzzo ed in Umbria, in alcune zone delle Marche, nel Grossetano e nel Lazio, in particolar modo a Latina e Frosinone. Ma anche il nord ne è interessato, in modo particolare in Piemonte, nell’Alto lombardo, nella provincia di Venezia e nelle province romagnole lungo la Via Emilia. Per quanto riguarda le regioni del sud, in Calabria e in Sicilia emerge un grado di controllo criminale del territorio al pari della Campania, e questa risultanza riflette ovviamente la forza e l’estensione di ‘Ndrangheta,  Mafia e Camorra.

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