venerdì, Aprile 19, 2024
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Anarchici alla ribalta

A volte ritornano, riemergono dalle tenebre, resuscitano ricomponendosi come reduci di guerra. La loro lotta ha una storia che affonda le radici nell’Ottocento; nel corso dei decenni, essi hanno sposato varie passioni, tra cui quella per la distruzione, «passione creativa» come la definiva il teorico Bakunin. Loro sono gli anarchici, con la ‘A’ cerchiata a marcare il territorio, sono schematici e nel 2023 puzzano tanto di utopia.

Gli anarchici sono tornati alle recenti cronache a seguito di attentati – al Consolato Generale di Barcellona e all’auto di un funzionario diplomatico in servizio all’Ambasciata d’Italia a Berlino, incendiata – e manifestazioni non autorizzate a Roma e a Torino: qui hanno incendiato alcuni cavi di un traliccio. La voce della protesta chiede l’interruzione del 41bis ad Alfredo Cospito, anarchico in sciopero della fame da oltre 100 giorni rinchiuso nel carcere di Sassari.

Particolare attenzione è stata data alla manifestazione romana, in piazza Trilussa, a causa di un poliziotto rimasto ferito, in uno scontro durante il quale sono stati lanciati fumogeni e bottiglie di vetro. Decine le persone identificate dalla Polizia e poste all’attenzione della Questura. Tajani, La Russa e Meloni hanno tuonato dai loro pulpiti, la Procura di Roma aprirà un’inchiesta.

Cospito è un anarchico 55enne, detenuto da 10 anni per aver ferito nel 2012 Roberto Adinolfi, amministratore delegato di Ansaldo Nucleare, e per alcuni attentati quando era a capo della Federazione anarchica informale, ritenuta dai giudici un’associazione a delinquere con finalità di terrorismo. Numerosi intellettuali e giuristi hanno firmato una petizione per chiedere il temporaneo annullamento del carcere duro. Tra questi: Massimo Cacciari, don Luigi Ciotti, Gherardo Colombo, Donatella Di Cesare, Moni Ovadia, Tommaso Montanari.

Questi eventi, il ‘caso Cospito’ in particolare, riaprono una vecchia ferita della giustizia italiana, della vita carceraria e, in generale, dei diritti dell’uomo, riaccendono il dibattito e scuotono l’opinione pubblica.

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