Poco dopo la morte dei giovani Emanuele Tufano e Santo Romano, Napoli si macchia dell’ennesimo omicidio inferto ai danni di un diciottenne. Durante la notte del 9 Novembre, in via Tribunali, Arcangelo Correra è morto, colpito da un proiettile alla testa. Il ragazzo, trasportato d’urgenza al pronto soccorso dell’Ospedale Pellegrini, è deceduto intorno alle ore 5 di Sabato mattina.
La dinamica degli eventi che hanno condotto al suo decesso non è ancora chiara. Poco dopo la sua morte, accompagnato dalla madre e dalla zia, Renato Caiafa, giovane di 19 anni si è recato in questura per costituirsi. Racconta di essere stato lui a sparare. Il colpo sarebbe partito per sbaglio da una pistola con cui i due si stavano divertendo a giocare.
Durante l’interrogatorio, il ragazzo ha rivelato di non aver mai toccato un’arma simile prima di quel momento e racconta di averla trovata lì per caso, sotto ad una macchina. Non aveva capito né che fosse vera, né che fosse carica. Tuttavia, la pistola in questione presenta la matricola abrasa. Ciò, per gli inquirenti, è sintomo del fatto che essa fosse detenuta illegalmente; probabilmente dallo stesso Renato. Le sue dichiarazioni non hanno convinto il Pm che ha disposto lo stato di fermo con l’accusa di detenzione, ricettazione d’arma da fuoco e omicidio colposo.
Chi è Renato Caiafa? Il diciannovenne, attualmente unico indagato, era il fratello di Luigi Caiafa, diciassettenne, ucciso mentre cercava di portare a termine una rapina da un poliziotto. Ad un anno dalla morte del figlio, il padre Ciro Caiafa di 40 anni mentre era dal tatuatore fu ferito da colpi di arma da fuoco per opera di un killer assoldato per ucciderlo. I motivi di tale omicidio, secondo le indagini, sono ricollegabili a questioni di spaccio di stupefacenti.
Renato e Arcangelo non erano solamente cugini di secondo grado. I due erano molto di più; tra di loro c’era un legame profondo, quasi fraterno. Così Anna Elia, madre del presunto omicida ha definito il rapporto tra il figlio e il diciottenne. In un’intervista rilasciata recentemente, la signora descrive Renato come un semplice pizzaiolo che con il suo stipendio mai avrebbe potuto acquistare una pistola. Racconta che l’unica cosa che il figlio le ha detto a telefono è stata:” Mamma, dici ad Antonella (madre di Arcangelo) di perdonarmi.” Ha poi aggiunto: “Non piango per mio figlio che è in carcere, ma per chi è morto. Voglio chiedere scusa ad Antonella. Come ho io un dolore, lo ha anche lei”. La mamma di Arcangelo, però, ha la sofferenza di chi non potrà mai più rivedere suo figlio varcare la porta di casa.