Il terrorismo non dovrebbe avere motivi di esistere, ma neanche l’odio razziale verso persone che hanno l’unica colpa di appartenere a un popolo che si sta tingendo del sangue altrui.
È per questo che associazioni umanitarie come Save The Children o la Croce Rossa si sono adoperati, e continuano a farlo, per rendere in qualche modo migliore e più facile l’integrazione dei rifugiati di guerra. E la tecnologia sta dando il suo contributo.
Esistono già app di sostegno come What3Words con la quale è possibile per l’utente dare la sua precisione specifica. La localizzazione non è importante solo per far sapere ai propri cari rimasti nel paese di origine di stare bene, ma è utile anche per una questione di sicurezza nazionale e personale, considerato infatti che oltre il 75% degli immigrati non ha né un recapito fisso né un indirizzo.
Da ieri inoltre è disponibile una nuova app, la Techfugees Italy, una H-Farm simile a quella londinese che serve a gestire i flussi migratori in maniera più veloce grazie a tecnologie di ultima generazione.