sabato, Aprile 20, 2024
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Attentato a Dacca, Jacopo e Diego raccontano la loro fuga

Jacopo Bioni e Diego Rossini lavoravano al ristorante Holey Artisan Bakery di Dacca. Anche ieri sera erano lì. Uno italiano, l’altro argentino hanno affrontato insieme e superato l’assalto islamista. Alla Repubblica Jacopo racconta la sua storia parlando attraverso una chat. Perché gli effetti personali sono rimasti chiusi all’interno del locale.

«Stavo lavorando in cucina quando è arrivato un gruppo di amici italiani, tutti nel campo dell’abbigliamento, clienti abituali del ristorante. Tra loro anche la signora Adele, una donna speciale. Doveva tornare in Italia oggi. Credo siano tutti morti». Il tutto è successo velocemente non c’è stato neanche il tempo di capire cosa stesse accadendo. «Sono andato a parlare con loro e mi hanno chiesto una pasta speciale all’italiana, così mi sono avviato verso la cucina. Allora ho sentito urla e spari e mentre provavo a uscire ho visto un ragazzo con un’arma automatica che si avvicinava al tavolo degli italiani. Sono scappato insieme a Diego e altri colleghi nella direzione opposta dal retro della cucina dove si trova una scala che va sul tetto al secondo piano. Poi hanno iniziato a sparare nella nostra direzione, a lanciare granate e allora ci siamo lanciati sotto».

Jacopo è rimasto nel locale con Diego per due minuti. Poi insieme hanno deciso di tentare la fuga. Sono saliti sul tetto e si sono gettati a terra cercando rifugio tra gli altri palazzi. Adesso a parlare è Diego: «Mi sono salvato perché sono salito sul tetto, ho continuato a sentire gli spari e il rumore delle persone che venivano uccise. Sono saliti a cercarci suol tetto e allora mi sono dovuto lanciare facendo una brutta caduta. Sono salvo però’».

Anche Diego al momento dell’attentato si trovata in cucina. «Erano passate da poco le 20 e 30, io ero nella zona della cucina dove escono i piatti. C’era poca gente, per fortuna. Poteva essera una tragedia molto più grande. Il problema è che di questi venti clienti almeno dieci erano italiani. Tra questi c’era anche una signora siciliana molto conosciuta che vive a Dacca da oltre venti anni. Erano persone picevoli, lavoratori, imprenditori, molto corretti. Gente normale». Probabilmente, proprio la quantità di stranieri ha attratto gli israeliani. «Gli attaccanti . spiega ancora Diego – cercavano unicamente i cittadini stranieri. Gli stranieri rappresentano per i terroristi una materia da sfruttare. Sanno che così ottengono visibilità. Sapevo che prima o poi sarebbe successo e per questo avevo già pianificato la mia fuga».

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