venerdì, Maggio 23, 2025
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Baby Gang dal palco videochiama Niko Pandetta in carcere, perquisita la cella e trovato il cellulare

Un episodio inquietante ha recentemente scosso l’opinione pubblica siciliana: durante un evento musicale, baby gang ha effettuato una videochiamata in diretta al trapper Niko Pandetta, attualmente detenuto, suscitando allarme e portando a una perquisizione nella sua cella

Niko Pandetta, all’anagrafe Vincenzo Pandetta, è un noto cantante catanese con un passato controverso. Nipote del boss mafioso “Turi” Cappello, Pandetta ha spesso attirato l’attenzione per i suoi testi che inneggiano alla malavita e per le sue dichiarazioni provocatorie. Nel 2022 è stato arrestato a Milano dopo essersi reso irreperibile a seguito di una condanna definitiva a quattro anni e cinque mesi per spaccio ed evasione fiscale.

L’evento in questione ha visto durante un’esibizione musicale effettuare una videochiamata in diretta con Pandetta, trasmettendo l’interazione al pubblico presente. Questo gesto ha sollevato preoccupazioni riguardo alla sicurezza e alla disciplina all’interno degli istituti penitenziari, portando le autorità a perquisire la cella del trapper. Durante la perquisizione, è stato effettivamente rinvenuto un telefono cellulare, il cui possesso è vietato ai detenuti.

La situazione e i dibattiti dietro

La vicenda ha riacceso il dibattito sulla diffusione della subcultura criminale tra i giovani e sull’influenza di figure come Pandetta. Già in passato, il trapper era stato al centro di polemiche per aver dedicato canzoni a esponenti mafiosi e per aver partecipato a eventi non autorizzati in onore di membri di clan criminali.

Le autorità stanno ora indagando sull’accaduto, cercando di comprendere come sia stato possibile per Pandetta comunicare con l’esterno in violazione delle regole carcerarie. Nel frattempo, l’episodio solleva interrogativi più ampi sulla necessità di contrastare l’influenza negativa di certi modelli culturali tra i giovani e sull’importanza di rafforzare le misure di sicurezza all’interno delle carceri per prevenire simili incidenti in futuro.

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