venerdì, Aprile 26, 2024
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Elezioni Bielorussia, Lukashenko avrà opposizione in parlamento

Mentre le recenti cronache politiche si sono soffermate sulle vicende elettorali di grandi paesi, come Stati Uniti, Australia e Russia, l’11 Settembre si sono svolte, in Bielorussia, le elezioni legislative. L’avvenimento ha segnato un passaggio importante, per la storia recente del paese. Infatti, per la prima volta in 12 anni l’opposizione è riuscita ad ottenere dei seggi in parlamento.

Considerato da molti come l’ultimo stato dittatoriale d’Europa, la Bielorussia è governata da Alexandr Lukashenko dal 1994 (riconfermato con l’84% delle preferenze al suo quinto mandato, nel 2015). Ed ancora, in queste elezioni, lui e i suoi alleati hanno ottenuto ben 108 seggi su 110. Nonostante elezioni ritenute non libere dagli osservatori internazionali, due candidati d’opposizione sono riusciti a compiere la disperata impresa di entrare in parlamento. Si tratta di una donna, Anna Konopatskaya, appartenente al Partito Civile Unito (filo-occidentale) e di un candidato indipendente dell’Associazione non governativa per la lingua bielorussa.

Queste elezioni sono state le più aperte della storia recente. Dei 484 candidati a cui è stato consentito partecipare, ben 200 appartenevano a partiti e gruppi dell’opposizione. L’apertura sembra essere una mossa del presidente Lukashenko, per riavvicinarsi all’Occidente. La crisi economica del paese ex-sovietico ha portato i prezzi a salire del 12,2%, col contemporaneo svalutarsi del rublo bielorusso. L’economia ha perso il 2,7% da Gennaio a Luglio e non è più sostenuta dall’alleato russo, anch’esso in difficoltà a causa delle sanzioni internazionali, dovute alla crisi con l’Ucraina e all’abbassarsi del prezzo del petrolio.

In questo contesto, il regime bielorusso sta tentando di riavvicinarsi agli stati Occidentali, ostentando una tenue apertura nel campo dei diritti umani. Ad inizio anno, ad esempio, sperando in un attenuarsi delle sanzioni a proprio carico, è stato rilasciato uno dei principali prigionieri politici. E i risultati non stanno tardando a venire: l’Unione Europea ha cancellato le sanzioni verso 170 enti e personalità bielorusse (tra cui Lukashenko stesso) e il paese ha goduto di un piano di aiuti per 1,7 miliardi di euro.

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