Migliaia di brasiliani sono scesi in piazza, per protestare contro la presidente Dilma Rousseff, chiedendone le dimissioni, a causa della nomina a ministro della Casa Civil di Luiz Inàcio Lula da Silva, indagato per corruzione e riciclaggio, nello scandalo Petrobras.
La decisione della presidente Rousseff è stata vista come un tentativo di sottrarre l’ex-presidente, e capo del partito dei lavoratori, all’arresto e ai processi penali in atto, intralciando il lavoro della procura di Curitiba. La legge brasiliana, infatti, conferisce una protezione speciale ai membri del governo, affidando il loro giudizio al solo Supremo Tribunal Federal.
A scatenare e dare vigore alle numerose proteste, che hanno visto migliaia di cittadini carioca riversarsi nelle strade e nelle piazze, è stata una intercettazione diffusa dal giudice Sergio Moro, titolare dell’inchiesta Lava Jato (la “mani pulite” brasiliana).
Nella conversazione intercettata dalla polizia federale, la Rousseff informa Lula che sta per mandargli il decreto di nomina ministeriale, invitandolo ad usarlo solo in caso di necessità.
Immediata la risposta della presidenza che, in una nota, ha fatto sapere che prenderà tutti provvedimenti necessari, amministrativi e giudiziari, per porre rimedio alla palese violazione di legge commessa dal giudice Moro, rendendo pubblica la conversazione.
La vicenda si inserisce in un contesto critico, che ha messo a dura prova la pazienza del popolo brasiliano. La crisi economica è sempre più profonda e la corruzione sta mettendo a dura prova i risultati positivi ottenuti dalle politiche del decennio precedente.
Grava sulla Rousseff anche la richiesta di impeachment, nata dalla bocciatura del bilancio dello Stato (nel 2014), da parte della Corte dei Conti brasiliana. I giudici sancirono che, per coprire il deficit dei conti, il presidente commise atti illegali.
E la nomina di Lula potrebbe essere stata effettuata anche in ragione di questo. Si ritiene, infatti, che sia il solo in grado di creare una maggioranza alla Camera e al Senato, che possa smontare le accuse a carico della presidente.
Nel frattempo, però, la situazione rimane precaria e delicata per il Brasile. Tra rivelazioni imbarazzanti, inflazione e recessione, politici in galera e manager corrotti, la maggioranza della popolazione si ritrova al potere proprio l’uomo che vorrebbe vedere in prigione.