giovedì, Marzo 28, 2024
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Chirurgia estetica e implicazioni psicologiche

Sempre più richiesta e diffusamente praticata da uomini e donne negli ultimi decenni, la chirurgia estetica rappresenta spesso la soluzione per risolvere problemi di scarsa autostima dovuti alla mancata accettazione dei propri difetti fisici e, come tale, può aiutare a stare meglio con se stessi e con gli altri. Anche se questa pratica è in grado di migliorare la percezione della propria immagine, non bisogna tuttavia dimenticare che questo è possibile soltanto laddove il rapporto con se stessi sia equilibrato e sereno già prima dell’intervento e si nutrano delle aspettative realistiche e concrete nei confronti di questo genere di pratiche. Diversamente, quando il ricorso alla chirurgia diventa ossessivo e incontrollato, significa che il corpo è solo un mezzo per tentare di risolvere i propri conflitti interiori e come tale  la consuetudine può anche trasformarsi in qualcosa di patologico.

Tralasciando i casi più estremi e i problemi legati all’alterata percezione di sé e del proprio corpo (c.d. dismorfia o dimorfismo corporeo), abbiamo cercato di sondare alcuni aspetti psicologici connessi con gli interventi di chirurgia estetica avvalendoci dell’autorevole opinione del Professor Mario Dini, chirurgo estetico fra i più valenti e rinomati sulla piazza con circa dodicimila interventi chirurgici all’attivo, nonché socio ordinario della Sicpre, dell’Aicpe e della Isaps, le società di chirurgia plastica ed estetica più importanti a livello nazionale ed internazionale.

Oltre la vanità: i benefici psicologici della chirurgia estetica

Se i risultati di alcune ricerche rivelano che i cambiamenti prodotti dalla chirurgia plastica potrebbero produrre effetti negativi sulla sfera emozionale del paziente operato, recenti studi hanno invece dimostrato come gli interventi estetici apportino dei benefici per la maggior parte di loro, se non addirittura un vero e proprio salto di qualità nelle vite di chi ha deciso di ricorrervi. Sebbene l’attesa del primo appuntamento dal chirurgo plastico possa generare uno stato di ansia e il recupero post operatorio sia a volte motivo di stress, soprattutto per chi non è supportato da amici e familiari, l’iniziale stato di disagio dovuto alla presenza di gonfiori e bendaggi, peraltro comune a tutti i tipi di interventi chirurgici, lascia ben presto il posto a uno stato di benessere e soddisfazione.

Benefici di natura psicologica che sono confermati dalle considerazioni del Professor Mario Dini: “Dopo tanti anni di esperienza, ritengo di poter affermare che la chirurgia estetica riesce decisamente a migliorare la qualità di vita dei pazienti, anche se chiaramente non si può considerare questi interventi come dei “salvavita”. Parlando ad esempio di interventi di rinoplastica, che sono una delle mie specialità, posso testimoniare che i pazienti che vengono da me per rifarsi il naso non lo fanno mai per capriccio o per un semplice vezzo: un naso disarmonico, ingombrante o semplicemente non proporzionato con il resto del viso finisce spesso per condizionare la percezione della propria immagine e arrivare a minare la propria autostima. Chi si sottopone a un intervento di questo tipo ottiene benefici che vanno al di là della soddisfazione legata al fatto di migliorare una parte del proprio corpo: quando mi capita di incontrarli a distanza di tempo, e questo vale sia per le donne sia per gli uomini, li vedo più leggeri e sicuri, come se finalmente si fossero liberati da un disagio che avvertivano come un peso e che gli impediva di esprimere completamente se stessi”.

Le implicazioni psico-sociali della chirurgia “etnica”

Secondo recenti dati dell’American Society of Aesthetic Plastic Surgery, in Italia le richieste di interventi di chirurgia plastica da parte di stranieri che vogliono “occidentalizzarsi” sarebbero in deciso aumento: un fenomeno sempre più diffuso, dovuto agli effetti della globalizzazione che, uniformando i modelli estetici in tutti i Paesi, li ha fatti coincidere con i canoni di bellezza del “vecchio mondo”. Conosciuto con il nome di “chirurgia plastica etnica”, è un trend che punta ad attenuare, se non addirittura a cancellare i segni dell’appartenenza etnica, nell’illusione che dei tratti somatici differenti possano assicurare l’agiatezza economica e rappresentino una scorciatoia al successo in tutti i campi.

Come osserva il Prof. Mario Dini: “Si tratta di un fenomeno tutt’altro che trascurabile che non è assolutamente da sottovalutare per le complesse implicazioni psicosociali che porta con sé. Fra gli interventi più richiesti di questo filone ci sono la cantoplastica, ossia il rimodellamento degli occhi orientali per renderli più tondi e meno ‘a mandorla’, mentre donne e uomini mediorientali e afroamericani richiedono per lo più la rinoplastica, la cheiloplastica, ossia la riduzione del volume delle labbra e la liposuzione per il rimodellare il fisico“. Quanto alle conseguenze psicologiche di questo genere di interventi il talentuoso professore tiene a precisare: “Se oggi è pienamente comprensibile che una donna senza seno voglia ingrandirlo per piacersi di più e accrescere la propria autostima, gli interventi per modificare i tratti etnici sono invece psicologicamente più delicati, poiché il paziente straniero spera che il bisturi possa essere il mezzo per rinascere e cambiare la propria vita. Il ‘volto globale’ di fatto non esiste e alla fine si rivela solo un’illusione”.

I risvolti psicologici del “ritocco precoce”

In base alle ultime statistiche è risaputo che una percentuale sempre più alta degli adolescenti italiani aspirerebbe a ricorrere a interventi di chirurgia estetica per modificare parti del corpo che non li soddisfa, come se ricorrere al bisturi potesse rappresentare la soluzione a ogni genere di problema psicologico ed emotivo proprio di quell’età di passaggio. Ma quali sono le reali motivazioni psicologiche che spingono ragazzi così giovani a voler finire sotto il bisturi? Come deve comportarsi un chirurgo di fronte alle richieste da parte dei giovanissimi?

Così interviene il Professor Mario Dini sulla base dell’ampia casistica a disposizione dopo anni di attività di successo: “Sull’opportunità della chirurgia plastica per gli adolescenti non bisognerebbe generalizzare, ma è bene distinguere diverse situazioni. Mentre riguardo alla mastoplastica, ad esempio, una recente legge vieta in Italia le operazioni sulle minorenni perché considerate giustamente inopportune soprattutto perché la mammella potrebbe non aver raggiunto il suo pieno sviluppo, parlando dell’otoplastca (la chirurgia delle orecchie), invece, l’intervento in età adolescenziale può essere necessario per evitare a un ragazzo con le orecchie a sventola difficoltà relazionali e problemi psicologici. Più che agire sul cambiamento della personalità, la chirurgia estetica può servire a migliorare l’autostima del ragazzo e aiutarlo a superare il proprio senso di adeguatezza”. Quanto alle responsabilità del medico operante: “Se la richiesta appare esclusivamente motivata da un desiderio di emulazione nei confronti del proprio idolo, che rischierebbe di generare disarmonie con il resto del proprio corpo, o sia palesemente dettata da disagi di altro tipo, allora il problema è di natura psicologica e va affrontato in altro modo: in questo caso il chirurgo deve essere in grado di mettere da parte il proprio interesse economico facendo prevalere le esigenze di tutela del paziente e, se lo ritiene necessario, rifiutarsi di intervenire”.