A un anno dalla massiccia rivolta popolare contro le diseguaglianze sociali, un referendum storico cambia il volto del Cile: ben 7,5 milioni di cittadini, infatti, hanno votato Sì alla possibilità di modificare la Costituzione che fu redatta durante la dittatura di Augusto Pinochet e di far realizzare tali modifiche da un’assemblea di 155 membri totalmente eletta dal popolo. Le immagini dei festeggiamenti nel centro di Santiago del Cile hanno fatto in breve tempo il giro del mondo.
LE PROTESTE SOCIALI – La Costituzione cilena, introdotta 1980 e approvata con un referendum oggetto di forti contestazioni, è diventata negli anni il simbolo della paralisi del sistema economico sociale del Paese. Il Sì alla modifica ha ottenuto più del 78% dei voti: un consenso che già si presagiva, seppur non in forma così estesa, e che arriva a un anno esatto dall’inizio delle proteste sociali, partite il 18 ottobre del 2019 contro l’aumento del prezzo dei trasporti pubblici e diventate ben presto una generale contestazione delle disuguaglianze sociali e dell’ordine costituzionale cileno. L’esito del referendum è ancora più significativo se si considera che il movimento sociale cileno aveva subito una battuta d’arresto con l’insorgere dell’emergenza sanitaria da Covid-19.
LA NUOVA ASSEMBLEA COSTITUENTE – La scelta delle persone a cui far redigere la nuova costituzione era tra gli attuali parlamentari e una nuova assemblea costituente. I cileni hanno optato per la seconda alternativa decidendo di eleggere, il prossimo aprile, un’assemblea costituente il cui lavoro sarà poi sottoposto a un ulteriore referendum all’inizio del 2022.
ALTRI PAESI- Nel 2019 anche altri paesi come l’Algeria, il Libano e Hong Kong sono stati segnati da grandi movimenti sociali, in contesti e con rivendicazioni differenti ma tutti accomunati dal ruolo determinante dei giovani e della società civile.