giovedì, Aprile 25, 2024
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Clima, “il gennaio più caldo dal 1880”: a lanciare l’allarme è la Nasa

Come è stato certificato, il 2015 è stato l’anno più caldo degli ultimi 136 anni, cioè dal 1880 (da quando si ha disponibilità di dati). Ma stando ai dati della Nasa, anche il 2016 promette bene, infatti anche il gennaio appena passato è stato il più caldo dal 1880. In effetti la temperatura globale ha raggiunto 1,13 gradi in più rispetto alla media del 1951-1980, che è il parametro usato dall’Agenzia statunitense per misurare il trend delle temperature. E questo è lo scostamento dalla media più alto mai registrato nella storia, ed è la quarta volta consecutiva che la temperatura sale di oltre un grado sopra la media dopo ottobre (+1.06 gradi), novembre (+1.02) e dicembre (+1,11) scorsi.

Sicuramente a queste temperature record ha contribuito El Niño (cioè il fenomeno climatico periodico che si verifica nell’Oceano Pacifico centrale nei mesi di dicembre e gennaio in media ogni cinque anni, ma con un periodo statisticamente variabile fra i tre e i sette anni). Ma solo in minima parte la colpa di queste temperature è di El Niño. Per Stefan Rahmstorf, ricercatore del Potsdam Institute, El Niño può far salire il termometro di 0,2 gradi centigradi al massimo, mentre “oltre l’80% dell’aumento è dovuto al riscaldamento climatico”. L’affievolirsi di El Niño nei prossimi mesi potrebbe far scendere in parte le temperature globali ma, come ha spiegato l’esperto al Sydney Morning Herald, “il trend di riscaldamento andrà avanti finché non elimineremo i combustibili fossili”.

Intanto le Fiji diventano il primo paese a ratificare l’accordo per il clima, sottoscritto a Parigi a dicembre al summit Onu per il clima (Cop21). L’arcipelago si è infatti impegnato a generare il 100% della sua elettricità da fonti rinnovabili entro il 2030, anche grazie ad aiuti internazionali. Ha promesso inoltre di tagliare le emissioni del settore energetico del 30% entro la stessa data. Per far sì che l’accordo di Parigi sia effettivo serve la ratifica di almeno 55 Paesi su 195, rappresentanti di almeno il 55% delle emissioni globali.

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