La domanda sulla bocca di tutti gli italiani impossibilitati a lavorare, a causa del COVID-19, è: come si presenterà il reddito di emergenza? Attualmente nessuna certezza, se non una dichiarazione del presidente dell’Inps in persona, Pasquale Tridico.
IL LAVORO COMPIUTO – Quest’ultimo, durante un’intervista per il Corriere della Sera, rivela che: «Abbiamo già liquidato 3,5 milioni di bonus da 600 euro per autonomi, professionisti, cococo, agricoli e spettacolo, e istruito buona parte delle domande di cassa integrazione. Parliamo di oltre 4,5 milioni di lavoratori cui la cassa è stata anticipata dalle aziende e che stiamo conguagliando, e di oltre 200 mila cui l’abbiamo già pagata noi.
L’Inps sta accelerando al massimo. Tenuto conto che ci sono 4 passaggi obbligati: richiesta di cassa, autorizzazione, trasmissione dei nominativi dei lavoratori, pagamento della prestazione. Prestazioni per 11 milioni di individui, che l’Inps di solito gestisce in 5-7 anni, e che stiamo gestendo in 1 mese»
LA TEMPORANEITÀ DEL REDDITO – Il presidente continua dicendo di credere che: «Si possa pensare a uno strumento temporaneo. Per 2-3 mesi, per dare sostegno a quelle famiglie che non hanno accesso al Reddito di cittadinanza perché con Isee superiore a 9.360 euro. Per esempio fino a 15 mila euro, a patto però che non siano beneficiarie di alcuna prestazione pensionistica, né abbiano redditi da lavoro o sussidi. Insomma, i poveri aggiuntivi da coronavirus. Si tratta di circa un milione di famiglie».
«Nella fase 2 – conclude Tridico – l’Inps, che non ha mai smesso di lavorare, anzi ha aumentato la sua produttività, aprirà, in tutta sicurezza e gradualmente le sedi al pubblico. Ma continueremo a praticare lo smart working in modo diffuso». Quindi come sarà il reddito di emergenza? La risposta ancora non è ben chiara e definita, ma se ci affidiamo alle parole del presidente dell’Inps lo saranno sicuramente presto.