venerdì, Maggio 23, 2025
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Conclave alle porte: chi sarà il prossimo Papa? Ecco dove si posizionano i cardinali sui diritti LGBTQ+

Con l’apertura ufficiale della sede vacante, iniziata ieri, il conto alla rovescia è partito: entro quindici giorni il Decano del Collegio dei Cardinali dovrà convocare il Conclave, il segretissimo processo che porterà all’elezione del successore di Papa Francesco. A Roma l’attenzione è già tutta sui nomi dei cosiddetti “papabili”, una quindicina di porporati che, per esperienza, visione teologica e peso geopolitico, potrebbero raccogliere l’eredità di Bergoglio.

I NOMI IN LIZZA PER IL FUTURO PAPA – Ma a pesare nel discernimento – più che in passato – c’è anche la visione dei candidati sui temi dell’inclusione e dell’accoglienza, in particolare nei confronti della comunità LGBTQ+. Un’eredità importante, quella lasciata da Francesco, che ha tentato di aprire spiragli su questioni da sempre spinose per la dottrina cattolica. La Chiesa si troverà ora di fronte a un bivio: confermare quel timido cammino di apertura o imprimere una brusca frenata?

Tra i cardinali più aperti spicca Matteo Maria Zuppi, arcivescovo di Bologna e presidente della CEI, da anni impegnato per una Chiesa “davvero aperta a tutti”. Durante il Giffoni Film Festival aveva raccontato di aver imparato il significato del termine queer da Michela Murgia, sottolineando quanto l’affetto, più che le definizioni, sia al centro del messaggio cristiano:

“Nella Chiesa ci devono stare tutti. Tutti, a prescindere da qualunque consonante o vocale. […] Il punto è volersi bene. E poi io sogno una chiesa aperta davvero a tutti. […] Le benedizioni alle coppie omosessuali? Sono assolutamente favorevole, perché queste benedizioni sono una risorsa pastorale piuttosto che un rischio o un problema”, aveva dichiarato.

Su posizioni simili anche il cardinale filippino Luis Antonio Tagle, volto noto e stimato in Vaticano. Per lui, la Chiesa deve essere prima di tutto umana, accogliente e capace di accompagnare, anche chi vive situazioni considerate “irregolari” dalla dottrina, come i divorziati risposati o le persone LGBTQ+:

“Inclusione è una parola bellissima – ha dichiarato – e dovrebbe essere alla base della Chiesa. Le persone LGBT? La Chiesa deve essere sempre una Chiesa accogliente, che considera sempre l’umanità di tutti ed è sempre presente accanto a tutti.”

Più cauto, ma comunque aperto al dialogo, l’ex presidente del Dicastero per lo Sviluppo Umano Integrale, Peter Turkson. Pur ribadendo la posizione ufficiale della Chiesa, contraria al riconoscimento delle unioni omosessuali, ha sottolineato la necessità di distinguere tra peccato e crimine:

“L’omosessualità non dovrebbe essere trattata come un reato. Le persone dovrebbero essere guidate verso una maggiore comprensione della questione. […] I membri della comunità LGBTQ+ non devono essere criminalizzati perché non hanno commesso alcun reato, sono anche loro figli di Dio.”

In netto contrasto con queste posizioni si schierano invece i cardinali più conservatori. Malcolm Ranjith, arcivescovo dello Sri Lanka, è da sempre contrario alle unioni civili, ritenute una minaccia per l’ordine sociale e la legge naturale:

“Il matrimonio non può essere celebrato tra due uomini o due donne. Va contro ogni volontà divina. La legalizzazione del matrimonio tra persone omosessuali porterebbe alla distruzione della società”, ha dichiarato.

Ludwig Müller, ex prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, ha persino negato l’esistenza dell’omofobia, definendola “un’invenzione, uno strumento del dominio totalitario sulla mente degli altri”. Ha accusato il “movimento gender” di “voler dominare, costruendo una realtà ideologica” e invitato i vescovi a “non retrocedere di fronte a queste ideologie.”

A chiudere il fronte più intransigente c’è Robert Sarah, cardinale guineano, per il quale ogni apertura alle coppie dello stesso sesso rappresenta un’eresia. “Le benedizioni alle coppie gay sono azioni ispirate dal Maligno”, ha detto. Secondo Sarah, “le persone che si identificano come membri della comunità LGBT hanno diritto a questa verità nella carità […]. Le attrazioni verso lo stesso sesso non sono peccato se non volute o seguite da azioni, ma sono comunque in contrasto con la natura umana.”

Mentre i cardinali si preparano a entrare in Conclave, una cosa appare chiara: la prossima elezione non determinerà solo il nome di un nuovo pontefice, ma anche la direzione che la Chiesa cattolica vorrà prendere di fronte ai temi della modernità. Inclusione o chiusura? Continuità o rottura? La sfida è aperta.

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