venerdì, Marzo 29, 2024
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Coronavirus, il premio Nobel è sicuro: “Non ci sarà alcuna seconda ondata”

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L’INTERVISTA – Durante un’intervista rilasciata ad Adnkronos il premio Nobel per la Medicina del 2011, Bruce Beutler, ha dichiarato che analizzando la situazione attuale di propagazione del virus nei Paesi europei ed extraeuropei, e fatta eccezione per alcune aree attualmente più a rischio di altre, l’aumento di nuovi casi e il numero giornaliero di morti sembrano star diminuendo in maniera notevole.

Nella maggior parte dei Paesi europei e degli Stati Uniti, sembra che il tasso di nuovi casi e il tasso di mortalità stiano gradualmente diminuendo, anche se le persone hanno iniziato a uscire di nuovo, a tornare al lavoro e a interagire di più“, ha dichiarato il medico.

Insieme ai lockdown, i cambiamenti nel comportamento (distanziamento sociale, uso di mascherine) sembrano aver avuto effetti protettivi. La popolazione non è così vulnerabile come all’inizio, quando nessuna di queste misure era stata intrapresa. Questo è vero, anche se attualmente solo una piccola percentuale della popolazione è stata infettata. Ma tutto ciò mi porta a pensare che non ci sarà una seconda ondata“.

IL VACCINO – Ma nonostante i dati odierni facciano ben sperare la comunità scientifica, ugualmente alla maggior parte degli esperti anche Beutler crede che per estinguere totalmente la pandemia ed un rischio di ritorno ci sia bisogno del vaccino, ed ha dunque aggiunto a riguardo: “Ci sono opinioni realistiche secondo cui il vaccino potrebbe essere prodotto su larga scala dall’inizio del prossimo anno. Tuttavia, non vi è alcuna certezza. Darà una protezione completa? Questo non è ancora del tutto chiaro. Molti vaccini offrono una protezione di lunga durata (decenni o anche di più), altri proteggono solo per poco tempo. Poiché un vaccino non esiste ancora, non possiamo saperlo”.

“Le persone infettate che hanno avuto una forte risposta anticorpale hanno probabilmente meno probabilità di contrarre la malattia una seconda volta e possono conferire ‘immunità di gregge‘, proteggendo effettivamente gli altri, perché non sono più in grado di essere untori. Ma come per la domanda sul vaccino, non c’è ancora abbastanza esperienza per conoscere il grado o la durata dell’immunità”, ha poi concluso l’immunologo.