Nella giornata di oggi è entrato in vigore il nuovo Dpcm firmato dal premier Giuseppe Conte qualche giorno fa. Il presidente del Consiglio dei ministri, assieme al Cts e il Ministero della Salute, ha istituito delle regioni più a rischio di altre. L’Italia è stata suddivisa in zone gialle, arancioni e rosse in base a specifici criteri.
ZONE ROSSE, ARANCIONI E GIALLE – Le regioni rosse dovranno passare un periodo di vera e propria quarantena, mentre quelle arancioni e gialle avranno una condizione di semi libertà. Tuttavia, ci sono state parecchie polemiche da parte di alcuni governatori, i quali non sono affatto soddisfatti di questa suddivisione.
Vincenzo De Luca, governatore della Campania, trova inaccettabile che la sua regione sia gialla e quindi considerata “a basso rischio”. Ma non è il solo ad essersi fortemente lamentato. La decisione di istituire zone rosse, arancioni e gialle deriva dall’impossibilità di un nuovo lockdown, soprattutto a livello economico.
Per questo motivo, il governo ha pensato di dividere le regioni in base al rischio di contagio e di ospedalizzazione. I criteri per rientrare nelle zone rosse, arancioni e gialle sono 21. In queste ore, è arrivato un chiarimento da parte del governo per quanto riguarda questa suddivisione.
NELLE REGIONI ARANCIONI E GIALLE POTRANNO ESSERCI ZONE ROSSE – Il Direttore Generale della Prevenzione del ministero della Salute, Gianni Rezza, ieri ha tenuto una conferenza stampa spiegando che una Regione in rosso o arancione resta per un minimo di due settimane in questa fascia di rischio ma potrebbe subire un cambiamento e diventare gialla, qualora dovesse migliorare la sua condizione.
La stessa cosa vale per le regioni gialle o arancioni: potrebbero diventare rosse qualora la situazione dovesse peggiorare. Inoltre, i colori delle regioni non sono statici. Ad esempio, all’interno di una regione gialla o arancione, si potranno istituire zone rosse, qualora dovessero esserci focolai o situazioni critiche. “C’è anche una certa flessibilità del sistema. La possibilità per esempio di fare zone rosse all’interno di una regione non rossa c’è comunque. Anzi si è sempre fatto” ha spiegato Rezza.