martedì, Aprile 23, 2024
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Coronavirus, ultime ricerche italiane: la trasmissione avviene anche parlando

Continuano gli studi e le ricerche riguardo il Coronavirus, il virus che da più di due anni che ha messo in ginocchio il mondo. Riguardo le ricerche sul Covid, in Italia è stato effettuato uno studio che riguarda la trasmissione del virus, i particolar modo della variante Omicron.

GLI STUDI ITALIANI – Stando a quanto emerso dagli ultimi studi effettuati dagli scienziati italiani, il contagio può avvenire anche solo parlando, non solo, quindi, attraverso gli ormai discussi droplet, ossia le goccioline respiratorie.

A dimostrare ciò sono stati i ricercatori di Arpa Piemonte e Università di Torino, sviluppando un nuovo metodo per il campionamento e l’analisi del SARS-CoV-2 nell’aria, e l’Università di Cassino e la Queensland University of Tecnology, per la parte teorica e modellistica.

Lo studio pubblicato nel prestigioso Journal of Hazardous Materials è una vera e propria scoperta, non ancora presente nella letteratura scientifica. Si tratta infatti di un nuovo metodo per il campionamento e l’analisi del SARS-CoV-2 nell’aria, validato e sperimentato.

Su queste ricerche si è espresso il Il Direttore del Laboratorio di Virologia Molecolare dell’Università di Torino, prof. David Lembo, evidenziando: “Un successo della ricerca italiana che permetterà di applicare i metodi sviluppati anche allo studio degli altri virus respiratori noti e a quelli che si potrebbero presentare in futuro”. Inoltre, sempre il medico, ha sottolineato come questo studio sia riuscito a colmare delle lacune circa il contagio del virus.

Dato che la trasmissione del Coronavirus può avvenire anche negli spazi chiusi, non solo attraverso le già discusse goccioline respiratorie, è doveroso effettuare dei cambiamenti. Riguardo gli ambienti indoor, il direttore generale di Arpa Piemonte, Angelo Robotto ha posto l’accento sull’importanza della messa in sicurezza di essi attraverso la ventilazione e il trattamento dell’aria.

COME FARE PER EVITARE IL CONTAGIO – Da quanto emerso da questi studi, le mascherine chirurgiche, distanziamento e vaccini non sono sufficienti ad evitare il diffondersi dell’infezione. Ad ammetterlo è anche il professor Giorgio Buonanno dell’Università di Cassino e del Lazio Meridionale.

Dato che i luoghi di contagio sono gli ambienti chiusi, è doveroso adottare “valide” contromisure, di tipo tecnico-ingegneristico. Oltre alla ventilazione, già citata in precedenza, anche la riduzione dell’emissione, la gestione dei tempi di esposizione e l’affollamento possono, se non annullarlo, abbassare il rischio di contagio.

Oltre a queste contromisure, sarebbero giusto anche optare a delle politiche coerenti per la gestione degli spazi chiusi. Per tentare quindi di ridurre il rischio di trasmissione, si può, ad esempio, effettuare un calcolo della massima occupazione degli ambienti indoor e della durata massima dell’occupazione.

 

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