Quanto sta accadendo a Roma ha dell’incredibile e del preoccupante. Non si tratta di questioni di campo, tecniche o tattiche. È in atto una trasformazione, legittima, ma piuttosto discutibile e preoccupante. Anche perché non è un fenomeno naturale, ma imposto dall’alto e ipocritamente difeso dalla stampa. E come tutte le imposizioni rischia di creare notevoli problemi.
Cos’è accaduto? 42 tifosi della Roma sono stati multati (167€ da pagare) per non essere rimasti seduti al proprio posto in curva.
Sembra ridicolo, e lo è, ma l’aspetto più preoccupante sono le provocazioni, le tensioni e le angherie che la città di Roma, e i tifosi romanisti nello specifico, stanno subendo. Il provvedimento sarà anche motivato, ma risulta inutile ed evidentemente provocatorio se si pensa che anche in tribuna non tutti rispettano perfettamente il loro posto, ma ad essere vessate e perseguitate sono solo le curve.
Curve che godono di un pregiudizio negativo (fomentato anche da certa stampa) in termini di violenza; quando ormai la realtà è diventata inutile e i fatti accadono sugli editoriali dei giornali ed è impossibile distruggere, ma anche solo scalfire, i pregiudizi mediatici che poi, inevitabilmente, si sposano troppo spesso anche con quelli calcistici.
Infine, una nota a margine. Se la polizia riesce a individuare i singoli “colpevoli”, rei di non aver rispettato il posto assegnatogli con il biglietto, perché non sono stati capaci di farlo quando si è trattato di uno striscione, preferendo, invece, punire una curva intera? Risulta sempre più evidente che ciò che si persegue non è né la sicurezza, né il rispetto, ma un’idea nuova di calcio.
Si vuole cambiare il tifoso in spettatore e lo stadio in teatro. Dove si paga un biglietto per assistere ad uno spettacolo (a volte anche truccato) e per il quale non si può criticare, pena gli insulti della dirigenza della propria squadra e i rimproveri di calciatori coccolati ed esaltati per ogni passaggio fatto bene e poi incapaci di sopportare il malcontento quando non dimostrano la loro professionalità.
La mutazione dei tifosi e degli stadi non è solo un fenomeno romano, ma a Roma trova una sua perfetta collocazione in quanto il tifo romano è, più degli altri, tifoso e non spettatore.
Bisogna stare attenti alle trasformazioni, perché difficilmente sono esenti da conseguenze. Bisogna stare ancora più attenti quando le si legge con gli occhiali delle ideologie e dei pregiudizi. Perché sarà anche solo calcio, ma in esso molti (anche fossero troppi) sfogano le loro attenzioni, ed è giusto e sacrosanto che vengano rispettati e non ridotti a cavie da laboratorio e vittime sacrificali di giornalisti che non hanno la capacità e il coraggio di mettere in discussione le loro penne.