Il testo del disegno di legge “Norme di contrasto alle terapie di conversione dell’orientamento sessuale dei minori” si apre nel ricordo di Leelah Alcorn (all’anagrafe Joshua Ryan Alcorn), un’adolescente transgender morta suicida nel 2014, in Ohio, all’età di 17 anni. Leelah aveva confessato alla famiglia di voler diventare donna, ma, per tutta risposta, era stata costretta a sottoporsi a una terapia di conversione dell’orientamento sessuale. Si tratta di una pratica ancora tristemente in voga tra diverse organizzazioni religiose, sebbene l’Organizzazione Mondiale della Sanità abbia depennato l’omosessualità dall’elenco delle malattie mentali già nel 1990, portando a compimento un lungo processo di depatologizzazione iniziato quasi un ventennio prima.
Dalla storia di Leelah, e da misure legislative adottate poi in California e nel New Jersey, atte ad evitare che ci siano altre vittime delle cosiddette “teorie riparative”, trae ispirazione il ddl 2402, presentato con una conferenza stampa il 14 luglio, e firmato dai senatori Lo Giudice (primo firmatario), Bocchino, Capacchione, Cardinali, Cirinnà, Dalla Zuanna, De Petris, Gatti, Guerra, Idem, Lo Moro, Lumia, Mastrangeli, Orellana, Palermo, Pegorer, Ricchiuti e Spilabotte.
Il disegno di legge mira a tutelare i minori dal rischio di incorrere in educatori le cui tendenze omonegative, derivate da estremizzazioni ideologiche e religiose, possano generare danni psicologici e sociali, tra cui stati depressivi e ideazione suicidaria.
Nello specifico, il testo si compone di tre articoli, il primo dei quali definisce “conversione dell’orientamento sessuale” ogni pratica finalizzata a modificare l’orientamento sessuale di un individuo, inclusi i tentativi di cambiare i comportamenti o le espressioni di genere ovvero di eliminare o ridurre l’attrazione emotiva, affettiva o sessuale verso individui dello stesso sesso, di sesso diverso o di entrambi i sessi.
L’articolo 2 individua le figure professionali a cui si pone il divieto di attuare tecniche di conversazione e fissa le sanzioni da applicare in caso di violazione. La proposta si rivolge ai ruoli di psicologo, medico psichiatra, psicoterapeuta, terapeuta, consulente clinico, counsellor, consulente psicologico, assistente sociale, educatore o pedagogista, e propone la reclusione fino a 2 anni con multa da 10.000 euro a 50.000 euro.
In fine, l’articolo 3 stabilisce che se la condotta è posta in essere nell’esercizio di una professione per la quale è richiesta una speciale abilitazione dallo Stato, la condanna comporta la sospensione dall’esercizio della professione da un minimo di un anno a un massimo di cinque anni.
Sulla proposta di legge si è già espresso Gabriele Piazzoni, segretario nazionale di Arcigay, sottolineando la fiducia nel ddl e auspicando in una sua veloce approvazione. Ha dichiarato che “non sarebbe male se per una volta il nostro Paese fosse tra i primi a prendere provvedimenti concreti di tutela verso i cittadini omosessuali e transessuali, anziché giungere sempre ultimo ed in forte ritardo”. Inevitabile, dopo la lettura di queste parole, un’associazione mentale col ddl Cirinnà, e con tutti i tentativi precedenti che hanno visto l’Italia arrancare verso l’uguaglianza, e annegare quasi sempre in sterili mari di retorica.