È durata due ore la telefonata tra Donald Trump, presidente degli Stati Uniti, e Vladimir Putin, presidente della Russia. Un dialogo che sembra aver acceso una speranza per la fine della tra la Russia e l’Ucraina.
“Dialogo molto costruttivo” – Dopo la lunga telefonata avuta con il presidente russo, l’inquilino della Casa Bianca si è mostrato fiducioso nel riuscire a far finire la guerra. Sul social Truth, Trump ha così dichiarato: “La conversazione con Putin è andata molto bene. Il tono e lo spirito sono stati eccellenti. Se non lo fossero stati, lo avrei detto subito”. E ha rilanciato anche una visione economica post-bellica: “La Russia vuole avviare un commercio su larga scala con gli Stati Uniti. Il suo potenziale è illimitato. L’Ucraina potrà trarne beneficio durante la ricostruzione”.
Il presidente americano ha così rassicurato: “inizieranno immediatamente il negoziato per un cessate il fuoco, e soprattutto per mettere fine alla guerra”. Inoltre, avrebbe suggerito il Vaticano come possibile luogo d’incontro tra Putin e Volodymyr Zelensky.
Non è mancata la telefonata con l’esponente ucraino, avvenuta sia prima che dopo quella con Putin. Il presidente ucraino si è detto disposto a valutare la proposta russa, ma ha ribadito che Kiev “non si ritirerà dalle zone sotto il suo controllo”, riferendosi a Donetsk, Lugansk, Kherson e Zaporizhzhia, nodo cruciale nei precedenti negoziati.
DAL FRONTE RUSSO – Il Cremlino ha confermato l’intenzione di proseguire il confronto con gli Stati Uniti e con Kiev, e ha parlato di un possibile incontro tra i due leader, “da preparare con cura”.
Putin ha annunciato la volontà della Russia di lavorare a un memorandum con l’Ucraina per un futuro trattato di pace, che comprenda anche un eventuale cessate il fuoco: “Dobbiamo semplicemente determinare le vie più efficaci verso la pace”, ha detto, ricordando positivamente la ripresa dei contatti a Istanbul.
Ma ha subito frenato le aspettative su una tregua immediata: “Servono compromessi che soddisfino entrambe le parti”, ha avvertito, aggiungendo che prima di tutto è necessario “eliminare le cause di fondo del conflitto”.