sabato, Aprile 20, 2024
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È guerra tra vegetariani e carnivori? Risponde una giovane naturalista

VEGANI CONTRO CARNIVORI: CHI HA RAGIONE?

Così si intitolava la puntata di Matrix del 6 Aprile che affrontava animatamente il dibattito tra queste due filosofie di pensiero. Probabilmente la questione deve essere piaciuta molto al pubblico, tanto da dare inizio ad una  settimana all’insegna della “guerra” tra chi si preoccupa degli animali e chi, invece, considera i vegani estremisti ipersensibili.
Dopo Matrix, altri programmi hanno evidenziato le divergenze tra i due mondi, prima su tutte l’intervista doppia delle iene che ha messo a confronto le idee categoriche di Valerio Vassallo, esponente del Movimento Etico Tutela Animali, con quelle dell’ accanito “carnivoro” Giuseppe Cruciani, giornalista e conduttore radiofonico, attualmente presentatore del programma “La Zanzara” su Radio24.Sul mondo dei vegani/vegetariani insomma ne sono state dette di tutti i colori e i media si sono sicuramente impegnati a fomentare la divergenza tra i  “mangia carne” e i “mangia foglie”.
Ma cosa pensa di questa propaganda chi è vegano/vegetariano ?
A tal proposito, ecco la risposta di una studentessa napoletana di scienze naturali, che ha voluto esprimere un paio di concetti che evidentemente in TV sono stati distorti in favore della “litigata che fa audience”.

 

IN TV PIU’ SI LITIGA, MEGLIO E’.
Noto con dispiacere che la TV sceglie come rappresentanti dello stile di vita cruelty free (letteralmente libero dalla crudeltà) soggetti estremamente categorici e che non incarnano assolutamente le idee della stragrande maggioranza delle persone che sostengono una dieta vegana o vegetariana. Mi riferisco alle affermazioni di Vassallo riguardo al ripudiare la madre se mai usasse un farmaco testato sugli animali ed altre frasi improbabili!
Ovviamente, da vegetariana, sono abituata spesso a domande riguardanti i motivi della mia scelta. La prima cosa che ho capito è che non bisogna assolutamente accanirsi contro chi non condivide la propria filosofia o meglio (come nella maggioranza dei casi), non la comprende: perché “l’odio produce odio” e ad ogni accusa corrisponderà sempre una risposta altrettanto infame, che non farà altro che alimentare quest’ipotetica divergenza tra vegetariani e non. Solo vivendo la propria scelta quotidianamente con serenità, si può mostrare come, eliminare alcuni alimenti dalla dieta sia ,in realtà, estremamente semplice.
Per quanto mi riguarda, c’è un motivo in più per cui credo che un atteggiamento polemico sia deleterio: quello che sta accadendo negli allevamenti  può essere fermato solo dagli uomini. Ma come può un uomo “accusato” imparare a conoscere le ragioni di questo cambiamento di dieta, senza chiudersi a riccio di fronte ad un apparente fanatismo?

 FARE TANTO….FACENDO POCO

Il bello dell’essere vegetariani? Fare qualcosa per il pianeta, senza fare nulla.
Infatti non solo la produzione di carne causa enormi quantità di emissioni di metano (gas serra) nell’atmosfera, ma i numeri dell‘impatto ambientale della carne sono davvero sconvolgenti:

  • Ci vogliono più di 15.000 litri di acqua per produrre un kilo di carne bovina e circa 5.000 per un kilo di carne suina: un’ enormità se confrontato alla media dei 325 litri necessari per ottenere un kilo di verdure.
  • ”Circa l’85 % della produzione mondiale di soia viene impiegata nell’alimentazione animale”( WWF).
  • La soia si coltiva nelle regioni del sud America, dove “negli ultimi 40 anni, a causa di numerose attività agricole, la superficie originaria della foresta atlantica estesa tra Brasile, Argentina e Paraguay si è ridotta dell’83%” (WWF).

 Capirete quindi, che un solo  soggetto che decida di ridurre a 0 il consumo di carne, si ritroverà a contribuire al “salvataggio del pianeta” pur non essendone attivamente coinvolto. Mi piace mettere in evidenza che essere vegetariani/vegani non fa di noi ne dei fanatici, ne degli animalisti: tanta gente sceglie queste diete per questioni di salute poiché, oltre a ridurre in modo sensibile il rischio di cancro (come afferma l’OMS), hanno un contenuto di colesterolo pari a zero, nel caso della dieta vegana, e molto basso, nel caso di quella vegetariana.

L’UOMO NON È FATTO PER MANGIARE SOLO VERDURE
A tal proposito potremmo aprire dibattiti infiniti e probabilmente non riusciremmo mai a trovare un accordo.
Dunque i miei studi sulla natura mi hanno insegnato che  l’uomo è un animale onnivoro a prevalente consumo di verdure, e questo lo dimostrano i nostri denti (infatti i nostri canini non sono estremamente sviluppati come nei carnivori) e, in più, la lunghezza del nostro intestino che è a metà tra quella di un carnivoro e quella di un erbivoro.
Ciò non significa, però, che un uomo non possa eliminare la carne dalla propria dieta: questo, in aggiunta alle spiegazioni dei libri, lo possiamo osservare dalla longevità e dalla salute nelle persone che davvero hanno adottato questo stile di vita per anni ed anni.

LA TRADIZIONE DELLA CACCIA
Una delle teorie in difesa del consumo di carne da parte dell’uomo è la solita storiella:  “l’uomo ha sempre cacciato sin dall’inizio dei tempi…”.
In realtà questo è vero, ma l’origine di questa pratica è tutt’altro che biologica o legata alle necessità alimentari. Moltissimi studi sulle tribù indigene,  il cui stile di vita è compatibile con quello delle prime civiltà, dimostrano che nelle società di cacciatori-raccoglitori  alle donne spettava il compito di raccogliere e  la caccia era un’ attività esclusiva degli uomini, mentre alle donne era espressamente proibito dalla legge partecipare.
Dall’ Enciclopedia Treccani: “Qui l’attività di raccolta procura soprattutto cibo vegetale, ma sono oggetto di raccolta anche larve, miele, uova, insetti e piccoli animali (lucertole, lumache, piccoli di gazzella che istintivamente reagiscono al pericolo aderendo al suolo, uccelli ancora incapaci di volare), che forniscono un contributo essenziale alle necessità proteiche della dieta. La raccolta si differenzia dunque dalla caccia non tanto per il tipo di prodotto, quanto per il tipo di attività con cui tale prodotto è ottenuto.”
Infatti nonostante attraverso la raccolta venissero prelevati senza alcuno sforzo nutrienti animali proteici, la caccia ai grandi mammiferi veniva praticata dagli uomini come affermazione di potere. Non era dunque una necessità alimentare quella di cacciare, ma piuttosto, una affermazione della superiorità dell’uomo rispetto alla donna.
Ovviamente anche larve e lucertole sono animali; il dubbio, però, che gettano queste ricerche,  riguarda l’idea nazionalpopolare della caccia vista come necessità alimentare.

LA PAURA DEL CAMBIAMENTO
Fino a questo punto ho voluto mettere in evidenza quanto sia semplice intraprendere una scelta del genere, ancor più,  in questo periodo in cui l’Italia si riempie di siti, blog, ristoranti vegetariani e in cui anche i supermercati offrono  una scelta vastissima di prodotti totalmente vegetali. Non bisogna però cadere nell’errore di assaporare un hamburger vegetale confrontandone il sapore con quello della carne: avranno chiaramente sapori diversi (io personalmente preferisco il primo).  Probabilmente è questo atteggiamento che spinge le persone a considerare la dieta vegetariana come basata sulla rinuncia, incapace di saziare e insapore, ma su questo vi smentisco subito. Se pensate che la parmigiana di melanzane è vegetariana capirete subito che la realtà è ben diversa. Moltissimi cibi vegetariani o vegani fanno parte della nostra vita quotidiana e sembrano insapori non appena affiancati ad uno di questi aggettivi. Facciamo un esperimento: pensate ad un saporito piatto di spaghetti, sugo, olive e capperi; adesso pensate  allo spaghetto “vegano” sugo, olive e capperi. Stiamo parlando dello stesso identico piatto ma, sono sicura che nel secondo caso lo immaginerete meno saporito. Insomma abbandonate l’idea della dieta “dei sacrifici” e provate ad assaggiare cibi nuovi a base di verdure, scoprirete che anche questi possono riempirvi la pancia!

 LA SOLITA STORIELLA DELL’ISOLA DESERTA
Se foste vegetariani anche solo da un minuto, verreste immediatamente a scontrarvi con il quesito che di più turba le menti di chi vegetariano non è: “Ma se stessi su un’isola deserta, e per sopravvivere dovessi soltanto cacciare e pescare, che faresti?”
Questa domanda mi sta particolarmente a cuore, non solo perché credo di averla sentita un centinaio di volte, ma perché è un’ ottimo spunto di riflessione.
La mia risposta, un netto SI! In realtà non so se ne avrei il coraggio, ma la fame (come ci insegnano i naufraghi della baleniera Essex che tiravano a sorte chi uccidere per mangiarselo) ti porta a fare cose davvero impensabili. Infatti il motivo centrale per cui io sono vegetariana è perché ne ho la possibilità. Siamo circondati di cibo, ipernutriti da una quantità enorme di risorse vegetali che la natura e il mercato ci offrono. Tutto questo ci svincola totalmente dalla NECESSITA’ di mangiare carne: difatti, in questo contesto, appaiono davvero insensate le pratiche barbare (se pur regolarmente legalizzate) di uccisione degli animali negli allevamenti, per produrre un quantitativo enorme di carne, per altro, potenziale causa di tumori. In più, i numeri sopra citati mostrano che una parte del mondo si “ipernutre”  sfruttando le risorse dei paesi  poveri, dove le coltivazioni di soia che sfamano i nostri allevamenti basterebbero a sfamare le popolazioni locali. In vista dell’improbabilità di ritrovarmi su un’isola deserta, la domanda, dunque, che pongo io alla gente è la seguente:
“Se avessi a disposizione un pianeta che ti offre tantissime risorse alimentari vegetali, che le dispone sui banconi dei supermercati ed a ogni angolo della città, continueresti a sottoporre degli animali a torture inimmaginabili per poi ottenere carne potenzialmente nociva per la salute e il cui impatto ambientale è devastante?”
Questa situazione si verifica ogni giorno èd è forse questa la domanda che ognuno di noi dovrebbe porsi.

 L’EVOLVERSI DEI LAVORI
In realtà non amo affrontare questo tema, ma poiché nelle tv sembra essere un cavallo di battaglia nella difesa del consumo di carne, mi sembra doveroso spenderci qualche parola. La paura cronica dell’Italia è la perdita di posti di lavoro (lo abbiamo visto anche in relazione al referendum sulle trivelle), nello specifico, del lavoro di chi uccide gli animali nei macelli. L’idea è sempre la stessa : chi fa questo mestiere lo fa per mantenere una famiglia e se mai  la “setta” dei vegani aumenterà il suo spettro d’azione,  allora, tanta gente che fa questo mestiere comincerà a perdere il lavoro. A mio parere se avessimo sempre fatto questo discorso non avremmo mai abolito lo schiavismo preoccupandoci della perdita del lavoro degli schiavisti o non si combatterebbe la pena di morte nella paura che i boia perdano il loro posto di lavoro. Comunque voglio riportarvi un esempio concreto e attuale di evoluzione del lavoro proprio per la difesa dell’ambiente: in alcuni paesi africani i bracconieri sono stati rieducati come guardie forestali schierate in difesa della foresta dall’eventuale attacco di altri bracconieri; regolarmente retribuiti, gli ex bracconieri, sono tra quelli che meglio conoscono la foresta ed ora posso impegnarsi a proteggerla.
Tutto questo è la prova che la consapevolezza di un problema determina evoluzione sociale e rinnovo delle figure professionali.

MA NON TI MANCA UNA BELLA BISTECCA?
In fine vorrei ringraziare chi, pur storcendo il naso, è arrivato fino a questo punto della lettura. Avrete capito che ho scelto di  affrontare la questione della dieta vegetariana non solo dal punto di vista etico, poiché la sensibilità è soggettiva, ma ho utilizzato fonti ufficiali per dimostrare quanto una scelta di questo tipo possa determinare un  grande cambiamento in favore dell’ambiente.Ma non voglio totalmente trascurare la questione etica che è, in effetti, il motivo della mia scelta. Quello che mangiamo è risultato dell’impronta culturale: in alcune zone della Cina i cani  sono regolarmente consumati come alimento mentre  per gli occidentali sono considerati animali da compagnia; lo stesso vale  per le vacche in India e per i maiali nell’area islamica: come può tutto questo non farci sorgere dei dubbi sul senso della distinzione che abbiamo stabilito nel nostro paese tra animali di serie A e di serie B?Questa riflessione unita alla possibilità di scegliere cosa mangiare, al contrario della gran fetta di mondo che patisce la fame più nera, mi ricorda quanto sia fortunata e per tanto credo di poter vivere la mia vita senza infliggere inutili crudeltà ai miei fratelli animali (cani,gatti,mucche,maiali etc..) cercando, nel mio piccolo, di rispettare il pianeta che un giorno sarà ereditato dai miei e dai vostri figli.

 

Di Carolina Ricci

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