venerdì, Marzo 29, 2024
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Egitto: Per Regeni un dossier ad hoc

Il governo del Cairo avrebbe inviato per errore alla televisione di stato un dossier riguardante l’arresto di due giornalisti, arresto avvenuto direttamente nella sede del sindacato dei giornalisti Egiziano, luogo prima del fatto considerato inviolabile. Il dossier in questione altro non era che una sorta di vademecum rivolto ai mass-media, all’interno il dicastero esplicitava le linee guida delle informazioni nazionali, indicando quali fossero le notizie più importanti e soprattutto in che modo affrontarle. Probabilmente quelle pagine non sarebbero dovute uscire dalle stanze dei bottoni, tanto che poco dopo il ministero degli interni ha definito la pubblicazione del dossier come un “errore tecnico“, aprendo inoltre una indagine interna contro ignoti  per far chiarezza sulla fuga di notizie. Anche il caso Regeni sarebbe al centro delle politiche propagandistiche del regime Al-Sisi, la morte del giovane ricercatore Italiano avrebbe un ruolo importante negli equilibri del paese, per questo sarebbe esplicitato l’obbligo di tacere sui progressi delle indagini  Italiane, oltre che sugli argomenti di studio del ricercatore. Nello specifico la nota ai media affronterebbe il problema dell’escaletion sindacale nel paese atta al rovesciamento dei poteri istituzionali, giusto in proposito sottolineare che la causa dell’arresto dei due giornalisti Amr Badr e Mahmoud el Sakka è quella di diffusione di notizie false , ed azioni sovversive. I toni usati dal ministero non lascerebbero dubbi in merito al fatto che una sorta di colpo di stato sia in atto, la tesi sarebbe quella secondo cui i giornalisti in particolare ricoprano il ruolo di fomentatori delle masse , attuando una informazione feroce e premeditata atta a minare gli schemi nazionali, già soggetti a diverse pressioni internazionali, anche queste immotivate e pretestuose, per evitare l’accuirsi delle critiche alle azioni repressive del governo, la nota ministeriale chiederebbe chiaramente di ricorrere ad “esperti della sicurezza , o a generali in pensione” creando di proposito situazioni editoriali rivolte alla loro partecipazione. Intanto gli osservatori mondiali sui diritti dell’uomo e sulle libertà personali continuano a denunciare la repressione in atto nel paese Africano, i metodi usati seguirebbero metodi scientifici, esistono in Egitto desaparecidos, la tortura sarebbe un metodo di interrogatorio noto, tutto questo aggiunto a divieti sindacali e politici , inoltre  molte cariche pubbliche sono ricoperte da militari. Dai fatti di piazza Tahrir del 2011 , nulla sarebbe cambiato.