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Elezioni generali in Spagna: Sánchez prova a fermare il blocco di destra

Il 10 novembre 2019 si terranno per la seconda volta quest’anno le elezioni generali in Spagna dopo il fallito tentativo del 28 aprile scorso quando, nonostante il Partito Socialista di Pedro Sánchez avesse i numeri per formare una coalizione di governo con Unidas Podemos di Pablo Iglesias, i due leader della sinistra non hanno raggiunto un accordo, costringendo il Re Felipe VI a indire nuovamente elezioni. Lo scenario si presenta variegato come l’ultima volta, anzi ancor più ricco e la questione delle manifestazioni dell’indipendentismo catalano avrà senz’altro peso.

I PARTITI DI SINISTRA – Il maggior partito della sinistra con ogni probabilità sarà ancora il PSOE (secondo l’ultimo sondaggio del giornale El País avrà circa il 27%). L’ex Presidente Pedro Sánchez tuttavia, sembra star perdendo consensi nonostante sia riuscito a far trasportare il cadavere di Francisco Franco fuori da Valle de los Caídos. Tuttavia i socialisti pagano la dura sentenza del processo (resa nota comunque con il governo Sánchez in funzioni) contro l’indipendentismo catalano che ha raccolto dissensi e manifestazioni in tutto il paese con le successive dure repressioni e cariche della polizia; perciò sarà difficile per il PSOE riottenere 123 diputati come ad aprile. Gli altri partiti che compono il blocco di sinistra sono Unidas Podemos di Pablo Iglesias e Irene Montero che hanno dovuto fare a meno di Íñigo Errejón che ha deciso di effettuare una scissione fondando il suo nuovo partito Más País, che andrà a dividere ancora di più l’elettorato di sinistra.

I PARTITI DI DESTRA – Il Partido Popular di Pablo Casado sarà il partito con più voti del blocco di destra. Ad aprile la debacle del PP fu disastrosa (solo 66 seggi ottenuti contro i 137 delle elezioni del 2016 quando vinse Mariano Rajoy) e i popolari sperano quindi di migliorare il proprio risultato. Il secondo partito di destra è Ciudadanos di Albert Rivera: gli “arancioni” a novembre avevano ottenuto ben 57 seggi (si consideri che alle ultime elezioni autonomiche catalane, Ciudadanos è risultato il partito più votato, sebbene non sia riuscito a formare un governo per via della vittoria del blocco indipendentista). Infine ci sono gli estremisti di Vox: il partito di Santiago Abascal ad aprile aveva ottenuto uno storico risultato di 24 diputati e secondo gli ultimi sondaggi potrebbe riuscire addirittura a raggiungere qualcosa in più.

GLI ALTRI PARTITI – L’ago della bilancia per raggiungere la maggioranza al Congreso (176 diputati su 350 totali) saranno probabilmente i partiti cosiddetti minori e regionalisti. Il più votato dovrebbe confermarsi ancora una volta Esquerra Republicana, il partito repubblicano della Catalogna rappresentato da Gabriel Rufián (visto che il leader Oriol Junqueras è in prigione e la segretaria Marta Rovira in autoesilio in Svizzera): i seggi ad aprile furono 15. Seguono altri due partiti regionalisti catalani: En comú podem e Junts per Catalunya (il partito dell’ex presidente catalano Carles Puigdemont, in autoesilio in Belgio) che ottennero entrambi 7 diputati. Anche i partiti baschi dissero la loro ad aprile con il PNV che ottenne 6 diputati contro i 4 di EH Bildu di Arnaldo Otegi, e la situazione rimarrà invariata alle prossime elezioni in Spagna.

Ad Aprile Sánchez e Iglesias (158 diputati in due) non raggiunsero l’accordo di governo: avrebbero tranquillamente potuto governare con i seggi dei catalani e dei baschi, ma l’ex presidente del governo non ha voluto accontentare le richieste di Iglesias. La sinistra spera di non dover pagar cara quest’incompresione, mentre la destra spera di poterne approfittare: ad aprile PP, Ciudadanos e Vox (coalizione che governa l’autonomia andalusa) raggiunsero 147 diputati, non è quindi irrealistico pensare che il blocco di destra riesca a raggiungere la maggioranza. Ad aprile ci fu una buona affluenza: votò il 75.78 % degli aventi diritto e si preannuncia un risultato ancora maggiore il 10 novembre per cercare di dare stabilità di governo a un paese che non ne ha uno da quando Pedro Sánchez sciolse le camere il 15 febbraio di quest’anno facendo celebrare per ben due volte le elezioni in Spagna.

Walter Molino
Walter Molino
Laureato in Mediazione Linguistica e Culturale (Spagnolo, Portoghese e Catalano) all'Università degli Studi di Napoli "L'Orientale", appassionato di calcio e basket.
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