giovedì, Aprile 25, 2024
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Elezioni nel Lazio e in Lombardia: vince la destra, affluenza in forte calo

Ieri si sono concluse le elezioni regionali in Lombardia e Lazio; si è votato domenica (dalle 7 alle 23) e lunedì (dalle 7 alle 15). L’affluenza si è assestata al 41% in Lombardia e al 37% nel Lazio, quindi meno della metà degli aventi diritto. Nel 2018 invece avevano votato il 73% in Lombardia e il 66% nel Lazio. In Lombardia è stato riconfermato Attilio Fontana (54,7%) del centrodestra; seguono Pierfrancesco Majorino (33,9%) della coalizione centrosinistra e M5S e Letizia Moratti (9,8%) del Terzo Polo. Nel Lazio è stato eletto Francesco Rocca (53,5%), sempre del centrodestra, seguito da Alessio D’Amato (33,6%) del centrosinistra e dalla pentastellata Donatella Bianchi (11%).

Si evince subito che anche nel Lazio non sarebbe servita l’alleanza tra sinistra e Movimento 5 Stelle. Fratelli d’Italia si è confermata il primo partito della colazione. È questo certamente un risultato che consolida la forza e la stabilità del governo, nonostante restino alcune criticità da affrontare tra FI, Lega e Fd’I. Attualmente le uniche regioni governate non dal centrodestra sono la Toscana, l’Emilia-Romagna, la Campania e la Puglia. Le prossime elezioni regionali avranno come protagonista il Friuli-Venezia Giulia e si terranno il 2 e il 3 aprile.

Analizzando i dati, ciò che più preoccupa è proprio l’astensionismo, in calo in realtà già da anni. «A Roma vota uno su tre» è la frase che si sente ripetere in queste ore, parole che suonano ben diverse da quel famoso slogan del 1976: «Un italiano su tre vota comunista». Non a caso, all’indomani delle elezioni, la constatazione più urgente da fare riguarda proprio la crisi della sinistra, che da anni è impegnata a frammentarsi affetta dal morbo della leadership, e di un Movimento che fa fatica a riconquistare la fiducia dei suoi elettori. Letta (tra poco ex), Conte e Calenda continuano ad annaspare.

Interessante è la nota scritta oggi sul Corriere della Sera da Massimo Franco, che allerta sulla crisi che il sistema politico, sempre in evoluzione, sta vivendo: «a rischio di delegittimazione, con una massa elettorale che aspetta di essere rappresentata; o almeno di essere mobilitata da qualcosa di meglio: sia a livello di candidature, sia di strategie e di visione». Sono in tanti che attendono di riporre la propria fiducia in qualche figura illuminata, credibile; ma sono altrettanti coloro i quali, soprattutto tra le file dei più giovani, continuano a ignorare l’esistenza della politica. Infine, nel limbo, giacciono i tiepidi, che vorrebbero ma non hanno gli stimoli giusti e tendono sempre più a imboccare la strada dell’indifferenza e del disinteresse.

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