Il suo soprannome è un compromesso tra Elena e Ethel; il cognome, che si pronuncia “scchlain”, come il fruscio di un’onda dalla temperatura nordica, ha origini austro-ungariche. Ha 37 anni, figlia di due docenti universitari, e proviene dal Canton Ticino. Laureata in giurisprudenza a Bologna, sin da giovane si batte sul fronte politico e sociale occupandosi anche di cinema. Viene eletta nel 2014 al Parlamento Europeo e nel 2020 all’Assemblea regionale dell’Emilia-Romagna.
Ieri alle primarie del PD, partito che aveva lasciato nel 2015 scegliendo “Possibile” di Pippo Citavi (infatti ci si è iscritta poco prima del Congresso), è stata eletta alla Segreteria Nazionale (54%), preferita all’avversario Stefano Bonaccini (46%). Un esito inaspettato. L’affluenza si è aggirata attorno al milione di persone. Il candidato sconfitto ha scritto sul suo profilo Instagram: «Per parte mia garantisco l’unità che ho promesso nelle settimane scorse, e sono fiducioso che Elly saprà indicare una direzione altrettanto unitaria per tenere insieme il partito e per renderlo più forte».
Ora però la campagna elettorale è finita, l’estenuante tour in giro per l’Italia è arrivato al capolinea. Recuperare la fiducia degli elettori, degli ex, dei cuori tiepidi che nel tempo hanno virato altrove, riformulare un’idea di sinistra, battere la destra: sarà un’impresa ardua e lunga, ma non impossibile. Gli elettori del partito, e non solo, pretendono che le parole si concretizzino in fatti. Clima, lavoro e lotta alle disuguaglianze: bene, ma in che modalità, in quali termini, con quali proposte?
Il nodo più urgente da sciogliere resta quello della politica estera, in particolare la posizione nei confronti dell’Ucraina. L’altro aspetto fondamentale è quello delle alleanze: come e con chi costruire e fare una buona e solida opposizione? M5S? Terzo Polo? Per Schlein non sarà inoltre facile scrollarsi di dosso tutti gli anziani ex capi di partito che, con le loro rughe e la loro presenza che “c’è ma non si vede”, tendono il filo della critica e della tensione.
Le battaglie da costruire per il futuro necessitano di basi solide. Le priorità dell’agenda devono riguardare e risolvere i problemi reali del Paese. Le responsabilità sono tante, i riflettori puntati ancora di più, in gioco c’è il mantenimento di quel 19% che, seppur poco, rischia di calare ancora, vertiginosamente. La sinistra ha bisogno di una rappresentanza che guardi alla tradizione con innovazione, non perdendo mai di vista la bussola del buon senso.