giovedì, Aprile 25, 2024
HomeAttualitàElly Schlein guiderà il Partito Democratico

Elly Schlein guiderà il Partito Democratico

Il suo soprannome è un compromesso tra Elena e Ethel; il cognome, che si pronuncia “scchlain”, come il fruscio di un’onda dalla temperatura nordica, ha origini austro-ungariche. Ha 37 anni, figlia di due docenti universitari, e proviene dal Canton Ticino. Laureata in giurisprudenza a Bologna, sin da giovane si batte sul fronte politico e sociale occupandosi anche di cinema. Viene eletta nel 2014 al Parlamento Europeo e nel 2020 all’Assemblea regionale dell’Emilia-Romagna.

Ieri alle primarie del PD, partito che aveva lasciato nel 2015 scegliendo “Possibile” di Pippo Citavi (infatti ci si è iscritta poco prima del Congresso), è stata eletta alla Segreteria Nazionale (54%), preferita all’avversario Stefano Bonaccini (46%). Un esito inaspettato. L’affluenza si è aggirata attorno al milione di persone. Il candidato sconfitto ha scritto sul suo profilo Instagram: «Per parte mia garantisco l’unità che ho promesso nelle settimane scorse, e sono fiducioso che Elly saprà indicare una direzione altrettanto unitaria per tenere insieme il partito e per renderlo più forte».

Ora però la campagna elettorale è finita, l’estenuante tour in giro per l’Italia è arrivato al capolinea. Recuperare la fiducia degli elettori, degli ex, dei cuori tiepidi che nel tempo hanno virato altrove, riformulare un’idea di sinistra, battere la destra: sarà un’impresa ardua e lunga, ma non impossibile. Gli elettori del partito, e non solo, pretendono che le parole si concretizzino in fatti. Clima, lavoro e lotta alle disuguaglianze: bene, ma in che modalità, in quali termini, con quali proposte?

Il nodo più urgente da sciogliere resta quello della politica estera, in particolare la posizione nei confronti dell’Ucraina. L’altro aspetto fondamentale è quello delle alleanze: come e con chi costruire e fare una buona e solida opposizione? M5S? Terzo Polo? Per Schlein non sarà inoltre facile scrollarsi di dosso tutti gli anziani ex capi di partito che, con le loro rughe e la loro presenza che “c’è ma non si vede”, tendono il filo della critica e della tensione.

Le battaglie da costruire per il futuro necessitano di basi solide. Le priorità dell’agenda devono riguardare e risolvere i problemi reali del Paese. Le responsabilità sono tante, i riflettori puntati ancora di più, in gioco c’è il mantenimento di quel 19% che, seppur poco, rischia di calare ancora, vertiginosamente. La sinistra ha bisogno di una rappresentanza che guardi alla tradizione con innovazione, non perdendo mai di vista la bussola del buon senso.

POTREBBE INTERESSARTI ANCHE...

ULTIMISSIME