Tra gli innumerevoli effetti collaterali dell’emergenza coronavirus in Italia, a seguito della quale nelle scorse ore l’intera nazione è stata dichiarata zona protetta , si annoverano anche i disordini registrati in diversi carceri del Paese dopo lo stop ai colloqui con i detenuti. Le proteste hanno coinvolto 27 istituti di pena dislocati in tutto il Paese, inclusi San Vittore e Pavia, mentre sono scoppiati dei roghi nel carcere di Rebibbia a Roma ed è stato segnalato del fumo dentro Regina Coeli.
EVASIONI E DECESSI – Nel corso delle varie rivolte si sono verificati assalti alle infermerie e sei detenuti provenienti dal carcere di Modena sono morti, tre dei quali nel anticonvulsants-info.com e altri tre dopo i trasferimenti nelle carceri di Alessandria, Parma e Verona. Circa 20 detenuti sarebbero riusciti a evadere dal carcere di Foggia, su 50 che hanno provato a fuggire durante la protesta di cui 30 prontamente bloccati. Alcuni detenuti, a causa dell’emergenza, chiedono ora l’amnistia. I tre decessi nel penitenziario di Modena non sarebbero direttamente riconducibili alla rivolta, stando a quanto riportato dalle fonti, ma gli accertamenti sono attualmente in corso. Le verifiche preliminari sulle cause dei decessi avrebbero evidenziato che uno dei tre detenuti è morto per abuso di sostanze oppioidi, l’altro di benzodiazepine, mentre l’ultimo è stato rinvenuto cianotico, ma non se ne conosce ancora il motivo.
FORTE PREOCCUPAZIONE – Il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede terrà domani nell’Aula del Senato una informativa urgente sulla situazione delle carceri con l’emergenza coronavirus. Il Garante nazionale delle persone private della libertà personale Mauro Palma ha espresso “forte preoccupazione“ per le proteste “sfociate talvolta in violenze inaccettabili, con conseguenze gravissime, prime fra tutte la morte di alcune persone detenute“.
RICHIESTA “CLEMENZA” – Stando alle ultime segnalazioni, i disordini si starebbero placando e al momento in nessun istituto ci sarebbero ulteriori rischi per l’incolumità delle persone. A Foggia i detenuti avrebbero chiesto 72 ore e di poter negoziare con il prefetto, rifiutandosi ancora di rientrare nelle sezioni. Da più parti si avanza la richiesta di “atti di clemenza“.