venerdì, Marzo 29, 2024
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Ernest Hemingway e la sua generazione perduta

56 anni fa moriva Ernest Hemingway, scrittore e giornalista statunitense. Ricordato per la sua vita frenetica, questo autore è uno dei più importanti nel mondo; così importante da aver ispirato registi nella produzione cinematografica.
Egli fa parte della Lost Generation (Generazione perduta), cerchia di scrittori americani rifugiatisi a Parigi negli anni Venti che raggiunse la maggiore età durante la Grande Guerra. Scappò verso Parigi insieme ad Ernest anche Scott Fitzgerald, John Steinbeck, Henry Miller ed Ezra Pound. Qui conobbero Gertrude Stein che per prima li chiamò “perduti”. Nel suo libro di memorie Festa mobile, ispirato da una frase della poetessa, Ernest cita per la prima volta questo nome.
“Ecco che cosa siete. Ecco che cosa siete, voialtri. Tutti voi giovani che avete fatto la guerra. Siete una generazione perduta.”
Nell’atmosfera parigina ebbero il tempo di elaborare idee, pensieri e stili di vita che caratterizzarono le loro opere. Hemingway, infatti, ricevette il Premio Pulitzer nel 1953 per Il vecchio e il mare e vinse il Premio Nobel per la letteratura nel 1954.

Addio alle armi (1929), Verdi colline d’Africa (1935), Per chi suona la campana (1940), Di là dal fiume e tra gli alberi (1950) e Il vecchio e il mare (1952) sono solo alcuni dei più noti titoli dei suoi romanzi. L’anima dello scrittore si confonde con quella dei protagonisti dando vita a delle opere famose in tutto il mondo. L’autore vedeva la vita come una sfida contro se stessi e contro un mondo che non aveva molto da offrire. Molti episodi nella sua vita turbolenta lo portarono a maturare questo pensiero, ad esempio il suicidio del padre e due guerre vissute in prima persona. Egli vedeva una lotta tra il bene e il male, una battaglia che sarà sempre presente nella vita dell’uomo. Questo, però, non era un problema per lui poiché nonostante l’insoddisfazione, il suo intento era quello di andare sempre oltre i propri limiti.

Nel suo celebre romanzo, Il vecchio e il mare, Hemingway racconta la storia di Santiago, vecchio che decide di avventurarsi in mare. Egli è pronto a superare i propri limiti e il suo successo è questo: il superamento degli ostacoli, accettare la sconfitta da parte della natura. “Il dolore non deve avere importanza per un uomo” diceva, perché bisogna sempre avere la forza di reagire.

Purtroppo dopo la malattia le cose andarono completamente nel modo sbagliato, la depressione e gli elettroshock lo fecero stare così male che la mattina della domenica del 2 luglio Mary fu svegliata da un forte colpo. Ernest Hemingway si era sparato in bocca con un fucile (che lui tanto amava da bambino). Tre giorni dopo, nella piccola chiesa di “Our Lady of the Snow” (Nostra Signora delle Nevi) venne celebrato il funerale con i figli e pochi amici. Il suo corpo fu sepolto nel cimitero di Ketchum in Idaho.

Ecco alcune curiosità che rendono questo scrittore eterno:
– A L’Avana Hemingway rese immortali due cocktail a base di rum e due locali della capitale con la celebre frase “My mojito in La Bodeguita, My daiquiri in El Floridita”.
– Gli è stato dedicato un asteroide, 3656 Hemingway.
– Nella casa di Key West, in Florida, vivono ancora i gatti dello scrittore, che sono dotati di una caratteristica molto particolare. Sono polidattili, hanno cioè sei dita.