Un blog dalle decine di migliaia di visualizzazioni, in passato direttore di gara. Abbiamo intervistato in esclusiva Luca Marelli, che ci ha detto la sua su diversi argomenti: il VAR, la considerazione degli arbitri passando, la Serie A e altre tematiche.
Ex arbitro, oggi avvocato e opinionista: cosa ti manca di più rispetto a quando indossavi la divisa da direttore di gara?
Tutto.
Manca l’attività in sé, manca l’appuntamento con la gara, manca la compagnia degli assistenti, mancano le trasferte, manca l’emozione di entrare in campo.
Purtroppo ho dovuto anche lasciare l’associazione e ciò non per mia scelta ma perché costretto da una serie di avvenimenti (di cui mi assumo la mia piccola parte di colpa). Per tal motivo ho scelto di non trasformarmi in uno dei tanti moviolisti che rinnegano (di fatto) il proprio passato scagliandosi contro i colleghi che oggi affrontano giornalmente le difficoltà del campo.
Il mio obiettivo è anche di evidenziare tecnicamente i motivi che hanno portato ad una determinata valutazione, mescolando i dati di fatto con le conoscenze di chi ha arbitrato per vent’anni e portando all’attenzione mass mediatica le difficoltà che si incontrato nel giudicare un episodio.
Hai un sito seguitissimo e, spesso, ti trovi a dover dar contro a qualche tuo ex collega che ha sbagliato in qualche occasione: hai mai avuto problemi in tal senso?
No, non ho alcun problema e posso orgogliosamente affermare che molti mi onorano tutt’oggi della loro amicizia, nonostante alcune critiche dovute a scelte di campo.
Certo, è a volte complesso comprendere la genesi di taluni errori ma cerco sempre di affrontare gli episodi con razionalità, descrivendo il motivo per cui si sia arrivati ad assumere una decisione sbagliata.
Il concetto base sul quale bisogna insistere, soprattutto per portare un minimo di credibilità alle proprie affermazioni, è quello di essere rispettosi per l’attività, mostrando (per quanto possibile con le parole) l’enorme complessità di dover valutare in presa diretta, partendo in netto svantaggio con chi osserva e giudica davanti ad un televisore.
Nonostante, almeno fino a ora, Calciopoli a parte, la classe arbitrale sia uscita praticamente indenne dai peggiori scandali degli ultimi anni (Scommessopoli, ad esempio), come mai è, invece, quella più bersagliata dai tifosi?
La risposta è tanto banale quanto deprimente: gli arbitri sono il bersaglio preferito di chi cerchi un alibi. E così l’errore arbitrale diventa oggetto per giustificare una sconfitta, per montare assurde congetture complottare ai danni di questa o quella società, argomento di discussione per tener alta la vena polemica del tifoso.
Non è certo un caso che anche gli ex arbitri (con rare eccezioni) siano pronti a criticare chi svolge questa difficile attività, spesso inventando di sana pianta regolamenti e direttive per mancanza di aggiornamento. La mancanza di aggiornamento non è dovuta a scarsità di tempo a disposizione ma ad assenza della volontà di capire le motivazioni alla base di una scelta: è molto più immediato rifugiarsi nel “fallo tattico” (concetto inesistente nel regolamento) piuttosto che spiegare il concetto di “azione promettente di attacco”, la base su cui si fonda la disciplina delle sanzioni disciplinari.
La conseguenza è una totale mancanza di informazione ed il dilagare di terminologie inesistenti che, però, giungono velocemente alle persone che ascoltano senza senso critico. E’ una dinamica non molto differente dal fenomeno delle fake news: si diffonde una teoria verosimile ma infondata, sulla quale l’ascoltatore non si sofferma ma sulla quale, al contrario, costruisce le proprie convinzioni.
Diventa complesso distruggere un palazzo di congetture costruite negli anni: ci provo…
Come giudica il VAR?
Il VAR è senza alcun dubbio la rivoluzione più importante del gioco del calcio, perlomeno negli ultimi 20 anni. La paragono, come impatto, al divieto imposto ai portieri di prendere il pallone con le mani su retropassaggio di un compagno, imposizione che ha cambiato radicalmente il calcio, evitando minuti e minuti di noia mortale.
E’ chiaro che, trattandosi di un mezzo nuovo, ha avuto, ha ed avrà bisogno di tempo per crescere. Rispetto allo scorso anno stiamo assistendo ad un utilizzo molto limitato, ciò che sta creando non poche polemiche (tanto per cambiare).
Per una volta, però, mi accodo alle polemiche: il mezzo, con qualche difficoltà, nella scorsa stagione ha funzionato benissimo. Quest’anno, con le limitazioni imposte da un protocollo modificato (sì, è stato modificato!), il VAR risulta quasi inutile perché diviene importante quasi esclusivamente per episodi relativi ai tocchi di mano in area di rigore.
Da parte mia credo che, nei prossimi anni, si tornerà ad un uso più frequente della tecnologia sebbene ciò imponga un passo fondamentale: cambiare il protocollo.
Il protocollo è scritto malissimo, inutile girarci attorno. Il vero vulnus della regolamentazione non è solo lessicale ma concettuale.
Mi spiego.
Come sappiamo tutta la disciplina si fonda sulla dizione “chiaro ed evidente errore”. D’altro canto si afferma che la decisione finale è e deve essere solo dell’arbitro centrale.
Qual è, dunque, la contraddizione?
La contraddizione è palese sebbene possa apparire di difficile comprensione: se il VAR può intervenire solo in caso di chiaro ed evidente errore (perciò di fronte ad un episodio oggettivamente mal giudicato in campo) come può decidere l’arbitro? Non è certo un caso che, una volta richiamati al monitor, gli arbitri modifichino la propria decisione nel 98% dei casi. Come si può pensare che il VAR possa essere utilizzato per cambiare la scelta dell’arbitro se la scelta dell’arbitro deve essere quella predominante?
E’ ovvio che, nelle prossime stagioni, sarà necessario intaccare quella specie di Graal definito come ambito soggettivo di valutazione.
Non sono Nostradamus ma non è complesso pensare che, nel prossimo futuro, due saranno le modifiche importanti:
– introduzione del concetto di “possibile errore” per l’utilizzo del VAR, in tal modo lasciando la valutazione finale all’arbitro ma concedendo al VAR di riproporre le immagini di episodi dubbi, senza invadere la sfera di competenza del direttore di gara;
– introduzione dei challenge da parte degli allenatori.
Non stupisca: anche nella NFL il challenge non è nato con l’instant replay ma ben vent’anni dopo. All’inizio anche la disciplina americana prevedeva l’utilizzo della tecnologia solo su impulso degli arbitri. Oggi il challenge non solo è stato accettato ma è parte integrante del mondo NFL.
La partita dello scorso anno dove la classe arbitrale è stata massacrata fu sicuramente Inter-Juventus che ha praticamente deciso lo Scudetto. Come può, secondo te, un arbitro rialzare la testa dopo una serata che più storta di così non si poteva?
Un arbitro intelligente non solo può rialzarsi ma deve prendere spunto da quanto accaduto per trasformare una serata da incubo in una risorsa personale.
Orsato ha diretto malissimo Inter-Juventus, inutile negarlo. Una gara giunta al termine di una stagione mediocre, sicuramente la peggiore della sua carriera.
Ma Orsato è stato e rimane un grande arbitro che deve riprendere confidenza con le sue immense qualità tecniche. Pensare che Orsato, per una stagione mediocre e per una pessima gara, sia diventato scarso è un ragionamento corretto per persone scarsamente intelligenti.
Un paragone?
Molto semplice. Quasi quattro anni fa Rocchi diresse (male) Juventus-Roma, una gara che portò polemiche infinite per una serie di scelte discutibili. Anche allora si definì Rocchi come una specie di incompetente, incapace di arbitrare a quei livelli.
Ebbene, Rocchi ebbe la capacità di non dimenticare quella serata ma si porla come punto di partenza per compiere un passo in avanti.
Da allora Rocchi non ha sbagliato più una gara, è salito al massimo livello internazionale con decine di gare in Champions’ League, è stato scelto per i Mondiali di Russia, ha appena diretto in modo impeccabile il derby di Roma.
Per Orsato la via è la medesima: ricordare quella serata tremenda di San Siro come un punto di partenza e ricostruire prima se stesso e poi l’immagine di un arbitro affidabile per ogni gara.
E ci sta riuscendo: l’inizio della nuova stagione lo ha riavvicinato ai suoi standard, rivederlo in un big match è solo questione di (poco) tempo.
Un giudizio sulla serie A.
Sono un grande appassionato di calcio, inutile negarlo. Definirmi tifoso, francamente, non mi riesce ma ciononostante non si può guardare alla Serie A con preoccupazione.
La Juventus è indubbiamente una grande squadra ma siamo sicuri che questa serie A, con una vincitrice già scritta ben prima dell’inizio della stagione, sia un bene per il movimento?
Guardiamo i dati: qual è il campionato con maggiori introiti dai diritti televisivi? Indubbiamente la Premier League che, non a caso, propone una lotta al vertice senza paragoni in Europa (ad esclusione della scorsa stagione col dominio del City). Anche quest’anno la lotta sembra aperta a molte squadre, e non credo proprio che sia un caso che gli introiti della Premier continuino ad aumentare.
Per il bene del campionato mi auguro che la rotta si inverta e che la lotta scudetto non si concluda a marzo come capitato spesso negli ultimi anni.
E’ una speranza non dettata dal tifo ma dall’amore per la competizione e per questo sport.
Un campionato più equilibrato suscita più interesse, più interesse maggiori introiti, maggiori introiti la possibilità di ingaggiare giocatori di valore e non solo scarti delle big europee.
Temo, però, che il dominio della Juventus durerà ancora per molto.
Molto spesso ti sei ritrovato a parlare anche di questioni extracalcistiche muovendo grosse critiche a questo governo: cosa rispondi a chi dice che dovresti occuparti solo di calcio?
Solitamente non rispondo a chi non ha l’intelligenza per confrontarsi…
Un consiglio a chi vuole fare l’arbitro.
Fatelo.
Se dovessi rinascere commetterei gli stessi errori commessi fino ad oggi ma, soprattutto, rifarei tutto ciò che mi ha arricchito a livello personale.
Perciò rifarei il corso arbitro e scenderei di nuovo in campo con la passione di sempre.