giovedì, Marzo 28, 2024
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Esclusiva – Maurizio Zaccone: “La narrazione di Napoli è viziata e stereotipata da sempre. De Laurentiis? Servono parole concilianti”

Pubblicitario, blogger e difensore di Napoli. Ovviamente tifoso del Napoli: stiamo parlando di Maurizio Zaccone, autore di testi e Blogger. Seguito da migliaia di utenti su Facebook, è stato lui a scrivere la famosa ‘lettera a Buffon da un miserabile’. Noi l’abbiamo intervistato in esclusiva.

Sappiamo che tu dici esattamente quello che pensi, e quindi partiamo con questa domanda: è la sera del 28 aprile, giorno di Inter-Juventus, che il Napoli ha perso lo Scudetto?
Io dico che il Napoli ha fatto tutto quello che doveva fare per vincere lo scudetto. Ha fatto 91 punti, il quarto miglior punteggio nella storia del calcio italiano. Bottino che sarebbe bastato per vincere 22 degli ultimi 25 campionati. Ed è riuscito a farlo anche esprimendo un gioco fantastico.
E l’ha fatto sotto la pressione psicologica di chi sa di non giocare ad armi pari.
Abbiamo sperato nel lieto fine. Abbiamo sperato che qualche volta vincessero anche i buoni. La sera del 28 aprile abbiamo solo avuto conferma che non è cambiato nulla.

Secondo te, Orsato davvero non si accorse di Pjanic o, come hai scritto tu, “Io non credo, minimamente, alla pessima gara di Orsato. Anzi. L’arbitro ha fatto quello che ci si aspettava, che probabilmente doveva fare.
Favorire i bianconeri. Come succede da un secolo.”?

Orsato era davanti a Pjanic, l’ha visto tutta Italia. Sarebbe spettato a lui spiegare quale visione ha avuto davanti gli occhi da impedirgli di sanzionare come dovuto il bosniaco.
C’era un fallo d’ammonizione, palese. C’era un arbitro davanti. C’erano altri 2 arbitri collegati con il microfono. La spiegazione devono darla loro, non siamo noi a dover provare la malafede.
Noi assistiamo, inermi, allo spettacolo che ci viene offerto. E lo spettacolo è desolante quando le regole non vengono rispettate.

Tu hai definito la sfida tra Juventus e Sassuolo un’ “amichevole”, dicendo che avrebbe segnato Ronaldo (come previsto). Davvero, per te, il calcio è così marcio, “il solito deprimente campionato, viziato, condizionato, falsato”? E, se sì, come si potrebbe ‘depurare’?
Il calcio è business e come tale condizionato da molteplici fattori. La storia ci ha raccontato di partite vendute, di scandali doping, di scommesse clandestine, di partite truccate e addomesticate, di arbitri compiacenti, di giornalisti imbeccati, di bilanci gonfiati, di valigette con contanti in nero e via dicendo. E’ cronaca, è storia, non è fantasia.
Con questi precedenti la diffidenza è lecita; quando poi in campo succedono cose non chiare, a tutti noi viene da fare 2+2. Ma quando ci provi, subito sei additato come paranoico pervaso dalla cultura del sospetto.
Resta la speranza che non tutto sia scritto, che i poteri siano condizionanti ma non sempre determinanti. Che per pudore non la possano fare troppo grossa e che, qualche volta, si possa giocare ad armi pari. Quella flebile speranza tiene viva la passione.

L’anno scorso una “Lettera a Gigi Buffon da un miserabile” che ottenne migliaia di condivisioni: hai mai avuto paura che la Juventus, sempre molto sensibile con ciò che si scrive su di essa, potesse querelarti o altro?
Per presentare una querela serve una notizia di reato. Io, per quanto possa anche scrivere di getto, sono sempre attento a quello che dico. Verifico le fonti, le confronto e le riporto.
Per quanto a volte duro, non offendo gratuitamente. E dire la verità non è ancora reato in Italia (non ancora). Pertanto no, non ho temuto una querela o, quantomeno, forte del fatto che non stessi diffamando nessuno, non mi sono posto e non mi pongo il problema.
Nella questione specifica della lettera a Buffon, poi, l’unico insulto che trovo è proprio il suo, che ci apostrofò “miserabili”.

Un tuo giudizio sul Napoli attuale e su De Laurentiis
Il Napoli “nuovo” lo stiamo osservando e cercando di capire. I valori in campo non sono discutibili,abbiamo una rosa forte. Ma c’è un’idea di calcio diversa che va assimilata.
Nel frattempo serve capitalizzare più possibile perché le contendenti non ti aspettano e perché se sbagli un paio di partite nel girone di Champions rischi grosso. Su De Laurentiis il discorso sarebbe troppo lungo! A lui do però la responsabilità della guerra fratricida tra i tifosi, causata solo dalle sue esternazioni. E’ lui a doverla risolvere. Servono parole concilianti, serve dialogo, serve rispetto. O, forse, serve solo un responsabile per la comunicazione che parli al suo posto.

Passando dal calcio alla città di Napoli: tu ti stai battendo molto contro gli stereotipi. Credi che sia migliorata la situazione col tempo?
La narrazione di Napoli è viziata e stereotipata da sempre e in questo non vi è alcun miglioramento, anzi.
Non si contano i “sembra Napoli” – “peggio di Napoli” – “mica siamo Napoli” spesso pronunciati da chi Napoli nemmeno la conosce. E spesso non conosce nemmeno casa propria visto che molti dei “disastri” raccontati li ha sotto casa.
Diceva Eduardo De Filippo in Napoli Milionaria nel 1962 – “Quando succede un furto di abilità, di astuzia, in un altro paese del mondo, anche se è inventato, è una barzelletta per far ridere, si dice che è vero e che si è fatto a Napoli”.
Anche l’identikit del napoletano è stato tracciato anni fa e rimane immutabile nella percezione del resto d’Italia. Furbo, pigro, senza voglia di lavorare, “lazzarone”.
A questo vanno aggiunte le difficoltà con le quali conviviamo, per le quali siamo ritenuti sempre responsabili.
In ogni parte d’Italia chi patisce un disservizio, chi convive con una piaga sociale, è vittima del male che riceve. Da noi no. La colpa è solo e sempre nostra.
Se c’è traffico è perché non prendiamo i mezzi pubblici; se i mezzi pubblici sono pochi è perché non facciamo il biglietto. Se non c’è lavoro è perché dormiamo fino a tardi e non abbiamo voglia di lavorare. Ce l’hanno sempre raccontata così e ce ne siamo convinti anche noi.

Tu hai attaccato diversi esponenti, di notorietà nazionale, che non lesinano giudizi su Napoli: saresti disposto a fare un confronto pubblico con loro?
La domanda è se loro sono disposti a confrontarsi con qualcuno. Io lo farei con piacere.
Ma viviamo in un sistema d’informazione che non mette a confronto chi sputa sentenze con una controparte informata sul tema, qualunque essa sia.
E abbiamo una stampa che ribatte le notizie pedissequamente, senza commento, senza verifica delle fonti, fatte salve rare eccezioni.

Molti dicono che i napoletani sarebbero vittimisti: cosa rispondi a ciò?
E’ un classico. Se provi a difenderti, a pretendere una narrazione onesta ed equilibrata, diventi subito o piagnone o, soprattutto, negazionista. E sono spesso i napoletani a dirlo.
Pretendere obiettività di cronaca non significa negare le criticità; significa solo chiedere onestà intellettuale e di giudizio. Un diritto.
Ma, fateci caso, nessuno risponde sul tema. Se un napoletano si risente è permaloso e finisce lì.
E’ la soluzione più comoda.

Oggi sono attive diverse associazioni sul territorio, volti a tutelare la città: pensi che davvero si stia prendendo coscienza sul passato, presente e anche futuro del Napoli?
Napoli potrebbe vivere della sua storia e in molti ne stanno prendendo consapevolezza.
Ma in questo percorso serve anche un lavoro di fianco volto a contrastare le piaghe secolari che ci affliggono. Spesso le eccellenze brillano di luce propria, senza sostegno, senza spinta di chi dovrebbe incentivarle. Serve controllo per il rispetto delle regole del buon vivere civile e serve investire nell’istruzione. E’ una strada lunga e in salita, ma siamo in cammino…

Quali sono i tuoi progetti futuri? Hai in serbo qualcosa per i napoletani?
Quando hai qualcosa da dire e trovi orecchie che ti ascoltano o occhi che ti leggono sei già soddisfatto. Di recente ho riletto molte cose che ho scritto e ho notato che raccolte tutte insieme offrono una visione diversa, un quadro migliore. Insieme ad altre ricerche nel cassetto forse diventeranno un libro, forse qualcos’altro. Non lo so, ci sto ancora pensando.
Nel frattempo leggo, scrivo e “scavo”. Nel passato di questa città c’è un pozzo di storia infinito, che arricchisce la mente e lo spirito.