Continua a far discutere il recente caso di Noa Pothoven, 17enne olandese che al culmine di anni di sofferenze psichiche si è lasciata morire di fame e sete dopo che lo Stato aveva respinto la sua richiesta di eutanasia. La falsa notizia secondo cui l’Olanda aveva invece acconsentito alle richieste della giovane ha scatenato polemiche in tutto il mondo, riaprendo il dibattito sull’eutanasia e sulle diverse soluzioni adottate in materia dai vari Paesi.
E’ stata proprio l’Olanda, nel 2002, il primo Paese a legalizzare l’eutanasia diretta e il suicidio assistito, approvando due anni più tardi il protocollo di Groningen sull’eutanasia infantile. Ha avuto così inizio un lungo dibattito che ha portato a diverse soluzioni adottate negli altri Paesi europei, alcune anche piuttosto radicali: mentre alcuni Stati hanno hanno riconosciuto l’eutanasia, altri hanno infatti continuato a proibirla e a considerarla a tutti gli effetti come omicidio.
E’ stato il Belgio il primo a seguire l’esempio dell’Olanda, legalizzando l’eutanasia nel 2003 ed estendendola ai minori nel 2016. In Lussemburgo la pratica è stata invece legalizzata solo per gli adulti e per i pazienti in condizioni di salute disperate a partire dal 2009.
La Svizzera ha una compiuta disciplina in materia che prevede l’eutanasia attiva indiretta, tramite l’assunzione di sostanze che come effetto secondario possono ridurre la durata della vita, quella passiva, mediante interruzioni dei dispositivi di cura e di mantenimento in vita, e il suicidio assistito.
La Francia fa leva sul diritto al “lasciar morire” introdotto nel 2005 con la legge Leonetti, mentre la Gran Bretagna dal 2002 ha autorizzato l’interruzione delle cure a certe condizioni introducendo anche il concetto dell’aiuto al suicidio “per compassione”, oltre ad aver reso meno aspre le sanzioni in materia dal 2010.
In Svezia l’eutanasia passiva è stata legalizzata nel 2010 e, su richiesta del paziente, è concessa anche in Germania, Finlandia e Austria. In altri Paesi come Danimarca, Norvegia, Ungheria, Spagna e Repubblica Ceca il malato può invece rifiutare le cure o l’accanimento terapeutico.
Sebbene in Portogallo siano condannate sia l’eutanasia passiva che quella attiva, in casi disperati è permesso a un comitato etico di interrompere le cure.
La pratica dell’eutanasia resta invece attualmente illegale in Italia e in Irlanda.
La morte della giovane Noa Pothoven, sebbene non dovuta alla concessione dell’eutanasia da parte dello Stato, non può che scuotere le coscienze e riaccendere il dibattito, sia sul piano religioso che su quello laico, circa l’ammissibilità o meno di tale pratica.