venerdì, Marzo 29, 2024
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Femminicidio, pena dimezzata e “tempesta emotiva”: è polemica

Non si placano le polemiche contro la sentenza pronunciata dalla Corte d’appello di Bologna che ha quasi dimezzato la pena a Michele Castaldo, omicida reo confesso che tre anni fa, a Riccione, strangolò la fidanzata Olga Matei perché voleva lasciarlo.

Sedici anni di carcere contro i trenta inflitti in primo grado, ma a scatenare l’indignazione di associazioni, sindacati e partiti è stato soprattutto il passaggio della pronuncia che affermerebbe che le attenuanti generiche sono state concesse anche per via di una “tempesta emotiva”, di cui sarebbe stato preda Castaldo al momento dell’omicidio.

Molte le donne che nei giorni scorsi si sono date appuntamento davanti alla Corte d’appello di Bologna per protestare contro la sentenza e manifestare la propria rabbia. “Vergogna!” e “Fuori i raptus dai tribunali!”, hanno urlato durante la protesta le attiviste di varie associazioni di difesa delle donne.

La Corte di appello di Bologna ha di fatto confermato, con la sua pronuncia, quanto già stabilito in primo grado circa la sussistenza dell’aggravante dei futili motivi; ha tuttavia concesso anche le attenuanti generiche, negate durante il giudizio di primo grado, tra cui figurano la confessione dell’imputato o il tentativo di risarcire la figlia minore della vittima. Nell’ambito di tali attenuanti vengono ricompresi anche i cd. stati emotivi e passionali, che pur non escludendo né diminuendo l’imputabilità possono incidere sulla misura della responsabilità penale.

L’ex senatrice Pd Francesca Puglisi, che fa parte dell’associazione Towanda Dem, ha definito la pronuncia “una sentenza vergognosa, che ci porta anni indietro, quando c’era il diritto d’onore“.
Chiediamo che ci siano pool di magistrati giudicanti specializzati”, ha proseguito la Puglisi. “Serve formazione, la commissione d’inchiesta sul femminicidio ha visto fare passi avanti per quanto riguarda la magistratura inquirente ma non si è fatto altrettanto con la magistratura giudicante e forse è per questo che ci sono sentenze così vergognose. In Spagna hanno la metà dei femminicidi che ci sono in Italia, dopo aver investito due miliardi di euro nel triennio per i centri anti-violenza, ma anche per le attività di formazione“.

Le associazioni delle donne hanno intanto comunicato l’intenzione di riprendere a costituirsi parte civile nei processi per femminicidio. Inoltre, qualora la Cassazione non dovesse rigettare la sentenza in oggetto, la protesta continuerà.