
Era la sera del 13 novembre 2015 quando la Francia, ancora ferita dall’attacco alla sede di “Charlie Habdo”, venne nuovamente piegata dalla minaccia del terrorismo.
A Parigi era un venerdì sera come tanti: il primo freddo invernale, la gente che passeggiava tra i boulevards illuminati e il pienone ai ristoranti. Allo Stade de France si giocava Francia-Germania, quando, alle 21.15 si sente il primo scoppio ma per non creare allarmismi e tensioni la partita proseguì normalmente. Alle 21.25 l’incubo di Charlie Habdo si ripresenta quando quattro uomini, si scopriranno poi terroristi di matrice jihadista, cominciano a fare fuoco nei pressi di due ristornanti. A Parigi scoppia l’inferno.
Quel venerdì sera al teatro Bataclan suonavano gli Eagles of Death Metal, una band per giovani, di cui, in effetti, era pieno il locale. Alle 21.40 tre uomini armati fino ai denti e vestiti di nero fanno irruzione nel teatro all’urlo di “Allahu Akbar!” e cominciano a far fuoco.
L’assedio di Parigi si concluse all’una del mattino del giorno successivo, ora in cui l’ISIS rivendicò gli attacchi multipli. Rimasero vittime 128 persone.
Un’anno dopo in una Parigi ancora ferita dagli attacchi si decide un grande gesto simbolico: la riapertura del Bataclan con un concerto di Sting. Riaprire il Bataclan per la Francia ferita al cuore significa rialzarsi, significa sferrare un attacco alle più remote menti terroristiche, significa combattere contro ogni forma di terrorismo. Parigi c’è e si rialza senza dimenticare le vittime e il concerto di Sting conferma che la musica è più forte di tutto, più forte addirittura del terrore.