Un regista è colui che spiega attraverso immagini e parole il progetto insito nella propria mente. E’ un lavoro di mani e di mente che questi artisti mettono in atto sul grande schermo, molto spesso sono invisibili e poco riconosciuti perché il pubblico riesce ad apprezzare veramente solo ciò che è concreto. Gabriele Salvatores regista premio Oscar ha spiegato al Giffoni Film Festival i retroscena del suo lavoro e in che modo un regista deve comportarsi con il proprio pubblico e gli attori con cui interagisce.
“Un film è bello quando lascia un piccolo spazio libero non occupato dal regista o dalle immagini ma per lo spettatore, perché sia lui a decidere come interpretare quella scena”
[parlando di “Io non ho paura”] Il bambino che stava nel buco, anche se era finto, aveva paura, allora gli ho detto, proviamo a fare come gli attori grandi, prova a pensare a qualcosa che ti ricorda questo buco. La mattina dopo lui è arrivato e mi ha detto « Ho capito cos’è il buco è quando sei triste e non riesci a dirlo agli altri» e per me è stata la più bella rappresentazione di depressione mai vista”.
Nei film di Salvatores ci sono dei comportamenti che si ripetono, il sentirsi fuori posto, sentirsi in un buco come il ragazzino di “Io non ho paura” o invisibili come in “Il ragazzo invisibile” a proposito del sentirsi inadatti ha ammesso:
“Ho grande affetto per chi non si sente perfettamente al posto giusto, per chi non ha ancora trovato la strada, per chi continua a cercarla e anche per quelli che cadono lungo la strada. Mi interessano meno quelli che cercano qualcosa e che ci vanno dritti”
Per quanto riguarda il tema della violenza il regista italiano ha detto: “Non credo che una persona sia cattiva perché nasce cattiva. La violenza c’è in natura, però nessun animale ammazza un altro animale se non per mangiarlo o difendersi. La nostra violenza è diventata l’espressione di un insoddisfazione. Il vero essere umano ha un dono rispetto alla natura, il pensiero. Ha la possibilità di capire cosa è giusto e cosa invece è sbagliato. La società può generare delle situazioni di violenza molto forti. Ci hanno riempito di falsi desideri e false immagini, quando torno a casa da mia moglie stanca e vedo quelle signorine sui cartelloni pubblicitari mi dico che quelle persone non esistono. Non dobbiamo credere ai falsi desideri, la nostra mente ha bisogno di desideri, ma desideri buoni, desideri di crescita non desideri che si esauriscono nel possesso di qualcosa che sia un oggetto o una donna”
“Noi usiamo una brutta parola che è “recitare” in francese dicono “jeu” e in inglese “to play”