venerdì, Marzo 29, 2024
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Guernica – il grido disperato che terrorizza oggi come allora

Se vi trovate a Madrid, al Museo Nacional Centro de Arte Reina Sofia, allora molto probabilmente avete gli occhi rivolti verso l’alto e un’espressione attonita: state guardando Guernica, di Pablo Picasso. Fu dipinta dopo che, il 26 aprile del 1937, la cittadina basca di Guernica venne bombardata violentemente dalle truppe nazifasciste del generale Francisco Franco – la Legion Condor tedesca e l’Aviazione Legionaria fascista – durante la guerra civile spagnola. Trattandosi di un giorno di libero mercato, fu una carneficina che sconvolse il mondo. E Picasso ne restò profondamente turbato, tanto che, quando il Governo Repubblicano spagnolo gli commissionò un’opera che rappresentasse la Spagna all’Esposizione mondiale di Parigi, l’artista non aveva dubbi.

Doveva esserci una testimonianza, qualcuno doveva denunciare l’orrore.

Nel suo studio a Parigi, in Rue des Grands Augustins, Picasso realizzò il suo capolavoro più discusso e celebrato. Guernica è enorme, misura 351×782 cm, e, proprio come il Giudizio Universale di Michelangelo, doveva colpire in faccia lo spettatore con violenza, sopraffarlo. Guernica è in bianco e nero, come una fotografia dell’epoca. Guernica non racconta, bensì grida contro la distruzione, la brutalità della guerra in sé.

Picasso era già nel suo periodo del cubismo sintetico, mostrato evidentemente dalla sovrapposizione di spazi e figure, ognuna delle quali ha una propria simbologia; si distinguono una lampadina la cui luce rimanda a schegge di vetro, una donna disperata con le braccia al cielo, case in fiamme, corpi smembrati, un toro che sta a rappresentare la Spagna colpita, un cavallo impazzito, stravolto, simbolo dell’orrore, una madre con in braccio il figlio ormai morto, in mero stile “Pietà michelangiolesca”, una colomba straziata simbolo di una pace che non c’è, una mano che regge una lampada a olio. La mano che invece impugna una spada spezzata da cui sbuca un fiore è forse l’invito di Picasso a sperare in un futuro migliore. La carica drammatica, il senso di morte sono accentuati dai toni grigi, dalla bidimensionalità, dalla deformazione della realtà e dalle linee aguzze.

A seguito della caduta del governo repubblicano, Picasso dichiarò che il dipinto poteva tornare ed essere esposto in Spagna solo dopo la fine del franchismo, a libertà ritrovata. Purtroppo egli non vide mai questo momento, poiché Guernica rientrò in patria nel 1981, ben otto anni dopo la morte dell’artista.

Per quale motivo Guernica ha rappresentato un punto cardine della storia dell’arte? Lasciamo rispondere lo storico dell’arte Giulio Carlo Argan: “Guernica può dirsi l’unico quadro storico del nostro secolo. È tale non perché rappresenta un fatto storico, ma perché è un fatto storico. È il primo, deciso intervento della cultura nella lotta politica”. Rappresenta l’impegno morale di Picasso, il quale s’iscrisse in seguito al partito comunista francese, il suo intervento nella storia e nella politica, il suo pensiero sull’arte, vista non come contemplazione bensì come azione. Popolare è, per l’appunto il racconto della visita allo studio del pittore da parte dell’ambasciatore tedesco Otto Abetz, il quale, stupito, gli domandò: “Avete fatto voi quest’orrore, maestro?”. La risposta di Picasso fu: “No, è opera vostra”.

Ma ciò che rende Guernica così straordinaria si trova anche e soprattutto nella sua terrificante attualità. Un manifesto artistico di denuncia contro i vili esperimenti dei governi a danno di innocenti, contro il freddo cinismo di una guerra che non usa ormai alcuna mediazione e distrugge senza distinzioni, al pari di un’onda inarrestabile. Era il 1937 ma Guernica fa gridare il mondo oggi come allora.

Alepponica, la Guernica siriana di Vasco Gargalo - Fonte: Pinterest
Alepponica, la Guernica siriana di Vasco Gargalo – Fonte: Pinterest
Particolare di Guernica e Guerra ad Aleppo - Fonti: ARTIUM e IlTempo
Particolare di Guernica e Guerra ad Aleppo – Fonti: ARTIUM e IlTempo